sabato 19 dicembre 2009

ogni pranzo domenicale, anche se è sabato.

E' una tradizione che viene ad innestarsi in un ambito istituzionale tradizionale con la naturalezza dello sfogo di emotività.

Sto, naturalmente, parlando del
Rompere i piatti nelle litigate di famiglia a tavola. Solitamente l'azione è riservata alla donnna. E' un'azione dotata di un almeno duplice senso. Da un lato, è ormai un eclante simbolo che esprime un messaggio agli altri individui. Dall'altro, quel messaggio si rafforza e si veicola proprio mediante la rabbia che viene a soddisfarsi e ad affermarsi con la distruzione dell'oggetto.
Per contorno si suggerisce patè di crisi isterica, che ben si sposa con lacrime e pugni contro il muro.
Da bere? Minacce d.o.c.g. della famiglia dei "un giorno di questi...", che siano state lasciate decantare per almeno mezz'ora prima di essere servite alla temperatura corporea di 40°. Sindrome di accerchiamento q.b.

Et...voilà: Il piatto è pronto.
Per essere scagliato.

sabato 12 dicembre 2009

Pillola n.1 [Appunti per una legislazione dell'avvenire]

Farsi il culo/spendere soldi per avere l'auto lucidata è l'ennesima eclatante dimostrazione dell'imbecillità dell'uomo contemporaneo.
Giustificare tale azione con "amore e rispetto verso la propria auto ed amor di sé" è da lavori forzati con rito direttissimo.

martedì 1 dicembre 2009

dimmi cosa scegli, ti dirò chi sei

PROGRAMMAZIONE DI OGGI

------------- RAI STORIA

08:00 Mendelssohn Inedito Magazzini Einstein La vita e la musica di Felix Mendelssohn, il più sottovalutato e misconosciuto tra i grandi compositori romantici, autore della Marcia Nuziale.
08:27 Giuliano Scabia Scrittori per un anno Giuliano Scabia racconta il suo cammino teatrale, letterario e poetico. Legge brani di storie e poesie, ricorda incontri importanti: Luigi Nono, Franco Quadri, Leo De Berardinis, Franco Basaglia.
09:00 1 Dicembre Autunno caldo I telegiornali delle contestazioni sindacali denominate autunno caldo
09:04 Radiocorriere 1969 Radiocorriere TV Il meglio della programmazione televisiva dell autunno del 1969
09:34 Primavera 1963 Oggi Sposi Come eravamo La storia raccontata con i vecchi super 8: episodi di vita quotidiana come di grand event girati da amatori prima della nascita delle videocamere
09:40 Res Gestae Res Gestae Persone, eventi, ricorrenze del 1 dicembre 2009.
09:49 Marcella Emiliani 100 secondi L editoriale del prof.ssa Emiliani sul fatto del giorno.
09:51 Nel sud di Ernesto De Martino Nel Sud di Ernesto De Martino Le attività, le tradizioni culturali e le credenze popolari dei contadini lucani, con la consulenza di E. De Martino (1977)
10:10 La prima volta di Rose Top Secret Intervista a Rose Parks su segregazione razziale in Usa negli anni 50, di B. Sebastian e F. Cirafici (1996)
10:15 Gorbaciov e Giovanni Paolo II Il vento dell'Est Due figure fondamentali per raccontare, attraverso le immagini di tg il crollo dei regimi comunisti
10:45 La moda della Luna Luna Bianca Maria Piccinino realizza un servizio sull evoluzione della moda dai borghesi anni 50 agli spaziali e giovani anni 60
11:00 Educati e Gentili I bambini e noi Bambini milanesi raccontano a Luigi Comencini sogni, interessi personali e critiche al mondo della scuola (1961)
12:00 Eneide Rewind regia di Franco Rossi con G. Brogi, O. Karlatos, I. Guerrini, M. Tolo, A. Haber. 3a puntata. Domani alla stessa ora la 4a puntata
13:02 Twist Famosi per 15 minuti (1997) – Dal ‘Ballo del Mattone’ a ‘Renato’, il successo del Twist nella musica italiana.
13:12 Viaggio lungo il Tirreno Chi legge? Continua il viaggio di Soldati nel mondo della lettura, di M.Soldati (1961).
13:26 Questo secolo Il periodo della Seconda Guerra Mondiale raccontata in dieci puntate da Enzo Biagi (1983)
14:00 Il Generale Rewind regia di Luigi Magni con F. Nero, L. Morante, K. Rossi Stuart, P. Leroy. 1a puntata
15:43 A ciascuno il suo posto La Legge della Strada RESTORE - Televisione Del Passato. “La Legge della Strada” (1959), di Vittorio Di Giacomo
16:00 La battaglia di Milano Grandi Battaglie La II Guerra Mondiale, raccontata nel programma di Gianni Bisich del 1995
16:45 Viaggio lungo il Tirreno Chi legge? Un ricordo di Bompiani, attraverso l'intervista di Mario Soldati, d C. Zavattini e M. Soldati (1961)
17:00 Pablo Escobar LSSN Docu-fiction sulla caccia al tremuto re della cocaina colombiano, Pablo Escobar.
18:00 L'isola nell'isola Made in England La serie di inchieste con cui Enzo Biagi raccontò agli italiani l Europa del tempo, 1979.
18:29 Incontri: i protagonisti del domani Douce France Tra progresso e inquinamento, Enzo Biagi racconta il cambiamento nello stile di vita dei francesi alla fine degli anni 70 (1978)
19:00 Lama... e un affresco di Ben Shahn Io e... Personaggi illustri si ritrovano a commentare opere artistiche o architettoniche a loro care, di A. Zanoli e la regia di L. Emmer (1972)
19:12 Mangiadischi Rai Storia Musica Venticinque anni di storia attraverso la musica dei principali interpreti italiani e stranieri e i telegiornali RAI.
19:27 Giovani Come eravamo Una selezione di teche dedicata ai giovani e ai diversi aspetti della loro vita.
19:42 Res Gestae Res Gestae Persone, eventi, ricorrenze del 1 dicembre 2009.
19:52 Marcella Emiliani 100 secondi L editoriale del prof.ssa Emiliani sul fatto del giorno.
20:00 Ieri e Oggi Dixit I personaggi della televisione, della canzone, del teatro e dello sport che hanno fatto la storia della televisione italiana
21:00 Testimoni della storia Dixit La storia di un uomo che da solo sugli sci attraversò l Europa per raccontare a tutti la tragedia dell Olocausto, senza che nessuno gli credette.
23:00 1 Dicembre Autunno caldo I telegiornali delle contestazioni sindacali denominate autunno caldo
23:04 Radiocorriere 1969 Radiocorriere TV Il meglio della programmazione televisiva dell autunno del 1969
23:34 Primavera 1963 Oggi Sposi Come eravamo La storia raccontata con i vecchi super 8: episodi di vita quotidiana come di grand event girati da amatori prima della nascita delle videocamere.


---------------PROGRAMMAZIONE DI OGGI DI CANALE 5 (Ammiraglia del gruppo mediaset)

07:55 Traffico ()
07:57 Meteo 5 ()
07:58 Borse e monete ()
08:00 Tg5 - Mattina ()
08:40 Mattino cinque ()
09:57 Grande fratello pillole ()
10:00 Tg5 - Ore 10 ()
11:00 Forum ()
13:00 Tg5 ()
13:39 Meteo 5 ()
13:41 Beautiful ()
14:07 Grande fratello pillole ()
14:10 Centovetrine ()
14:45 Uomini e donne ()
16:15 Amici
17:00 Pomeriggio cinque
18:00 Tg5 - 5 minuti ()
18:50 Chi vuol essere milionario ()
19:44 Tg5 - Anticipazione ()
19:45 Chi vuol essere milionario ()
20:00 Tg5 ()
20:30 Meteo 5 ()
20:31 Striscia la notizia - La Voce dell'influenza ()
21:10 Il Paradiso all'improvviso ()
23:16 Aspettando Occhio a quei due ()
23:27 Matrix ()

mercoledì 11 novembre 2009

Considerazioni autoindotte in risposta al post di Gingko "Considerazioni sull'arte"

-postarlo sui commenti mi pareva eccessivo anche per questo blog. Così l'ho messo qui.

Come al solito, la profondità del tuo post è tale da impedirmi di essere sicuro di aver capito anche solo 1/3 del messaggio che stai tentando di trasmettere.
Tuttavia,
da uomo della strada,
penso che:

Forse l'arte può rappresentare il migliore anello di congiunzione fra pubblico e privato. Infatti, l'esperienza intima, privata, non è neutra. Come dicevo in uno dei post pilota, l'arte non può che proiettarsi politicamente anche quando non sembra veicolare contenuti politici espliciti.
PICCOLA PARENTESI
Questo è vero poiché il contenuto politico per eccellenza è una qualsiasi percezione del mondo e della società, per i suoi riflessi nella prassi e nella teoria sentita dall'individuo. Questo va sempre ricordato. Non bisogna richiamare per forza le lotte fra concezioni del mondo nella guerra fredda perché questo appaia evidente, nè il terrorismo, nè la lotta armata (ma è qui che si palesa anche agli ottusi).
CHIUSA PARENTESI
Per farla breve, una qualsiasi esperienza privata nasconde l'attitudine del soggetto e l'ambiente sociale in cui egli si trova. Compresa la non neutralità dell'avvenimento privato, intrisa di relazioni sociali, convenzioni (fra cui il linguaggio) e quant'altro, appare allora chiaro che la scelta dell'avvenimento rappresentato e del modo di rappresentarlo, insieme al giudizio e alla disposizione d'animo dell'autore, costituiscono gli elementi della sua posizione, per quanto implicita, non detta, non consapevole; e tuttavia osservabile e analizzabile.

Nell'opera 8e1/2, Fellini parla proprio di questo. La controparte dialettica del regista-protagonista, in tutto il film, è appunto un critico. Il giudizio di questi sul film è spietato: mancherebbe la critica intellettuale, il film costituirebbe una mera riproduzione di avvenimenti soggettivi in cui non si riesce a rintracciare una posizione politica veramente progressista.
Ecco cosa dice il critico (cit.):
"ad una prima lettura salta agli occhi che la mancanza di un'idea problematica, o se si vuole di una premessa filosofica, rende il film una suite di episodi assolutamente gratuiti; può anche darsi divertenti nella misura del loro realismo ambiguo.Ci si domanda che cosa vogliono dire realmente gli autori. Ci vogliono far pensare? Vogliono farci paura? Il gioco rivela fin dall'inizio una povertà di ispirazione poetica[...]"

E ancora, facendo riferimento ad un episodio particolare del film:
"E che significato ha? è solo un personaggio dei suoi ricordi d'infanzia. Non ha niente a che vedere con una vera coscienza critica.[...] I suoi piccoli ricordi bagnati di nostalgia, le sue evocazioni inoffensive, e in fondo emotive, sono le reazioni di un complice."
Infine, inesorabile:
"Noi intellettuali abbiamo il dovere di rimanere lucidi fino alla fine. Ci sono già troppe cose superflue al mondo. Non c'è bisogno di aggiungere altro disordine al disordine.[...] Distruggere è meglio che creare quando non si creano le poche cose necessarie. E poi c'è qualcosa di così chiaro e giusto al mondo che abbia il diritto di vivere.[...] Siamo soffocati dalle parole, dalle immagini, dai suoni che non hanno ragione di vita. Che vengono dal vuoto e vanno verso il vuoto. Ad un artista veramente degno di questo nome non bisognerebbe chiedere che quest'atto di lealtà: educarsi al silenzio.[...] Se non si può avere il tutto, il nulla è la vera perfezione..."



La risposta di Fellini all'acuto critico è palese: Fellini ha fatto il film.
"Questa confusione sono io, non io come dovrei essere. Dire la verità: quello che non so, che cerco, che non ho ancora trovato. Solo così mi sento vivo."

Chi ha ragione?

Se Gingko mi permette di sovrappore la sua posizione con quella del critico(forzatamente, ne sono consapevole: citando il situazionismo si pone ben aldilà della posizione più grossolana del critico),
rimarrei io nella parte della difesa. (Ci sono altre mille forzature: ad esempio, Gingko parlava specificatamente di poesia, e non so quanto ciò a cui faceva riferimento possa essere esteso alla cinematografia)

In cosa difendo Fellini.
Ciò che salva il film di Fellini è proprio il fatto che la problematica filosofica c'è, anche se riceve una risposta almeno ambigua. E si chiama dubbio, incomprensione, strisciante nichilismo. La risposta che mi sembra di rintracciare in Fellini è che un modo di risolvere la questione sta nell'accettazione di questa condizione umana. Nel saperne trarre godimento. E' un vincere arrendendosi. E' la risposta individualista. Non c'è progressismo. Il regista-protagonista accetta di essere sbattuto dalla storia, passivo. L'incapacità di assumere una posizione di fervore attivista si traduce nella scelta di sottoscrivere inevitabilmente il pacchetto che la storia e la vita ci hanno dato. Si sottoscrive l'oblio, e si muore.
Ed è pur sempre un modo di rispondere, assolutamente dignitoso. E' una scelta che però è condannata ad una dimensione sostanzialmente intimista e individualista.
L'uomo rimane solo, non importa quanti renda partecipi dei propri affari.
Ha un secondo livello di interesse, inoltre. La sensibilità dell'autore, che ci vomita addosso la sua intimità, fornisce materiale. Materiale prezioso, materiale da meditare. A volte è importante rivivere attraverso le esperienze degli altri per indovinare certe cose. Fosse anche solo per questo, opere di tal genere sono cruciali.

Poi, oh, il film è girato da Fellini con tale maestria che comunque varrebbe qualcosa. Certo più del disastro che appare sulle sale tutte le settimane. Quelle sì che sono immagini solo asfissianti.


Questa è la morale della predica.

giovedì 22 ottobre 2009

L'Arena Politica

Guardo Annozero.

Ma non sono contro la legge i combattimenti fra galli?

lunedì 12 ottobre 2009

mercoledì 30 settembre 2009

Bau? A me non sembra che faccia Bau.

...Woof Woof!...

...Woof Woof!...

...Woof Woof!...

...Woof Woof!...

...Woof Woof!...

Tra le tante cose che mi trasmettono un senso di stupidità e inutilità, ai primi posti c'è sicuramente l'abbiare regolare di un cane.

Il tacchino gloglotta,il pavone paupula,il furetto potpotta, il coniglio ziga, il cardellino trilla. E la mucca?

La mucca fa...MMMMMeeaauuuuuuuuuuuuuuuuUUU

Dolce tenera mucca.

mercoledì 23 settembre 2009

Maledetto chi pende dal legno

Ci vergognamo della morte e della sua insignificanza, e lo stiamo dimostrando quanto mai in questi giorni.

La retorica intorno alla morte non è una smorfia innocua che la tv tesse intorno agli eventi che riesce a fagocitare. E' uno strumento politico che si esercita contro la morte anonima e priva di valore (dalla prospettiva mondana e quindi, a ben vedere, dalla prospettiva di ogni “valore” propriamente detto).

I militari uccisi non erano buoni, bravi, ed umani. L' attribuzione di queste qualità dovrebbe forse avvalorare la loro morte? In tal caso si tratterebbe solo di una sfrontata esibizione di cinismo, che dichiara di non saper cogliere il mistero della morte se non sotto compenso, ovvero sotto la retribuzione di valore. Così canticchiano i patrioti, gli umanitari e tutti i buoni che siedono a destra come a sinistra: "Tutto ciò ha un valore, quindi anche la sua fine ha valore. In caso contrario le nostre lacrime sarebbero sprecate". Ecco come la logica dell' ordine e quella dell' equilibrio oikonomico si introducono in faccende che non le riguardano. L' autentica tragedia è mancata e disconosciuta dai media, che per poter raccogliere materiale a loro confacente sono costretti a costruirne una omeostatica (dell' identità tra valore in vita e valore della morte).

Lo scoop e lo scandalo non fanno presa di fronte alla vera tragedia e alla vera morte. Per questo io dico che quei militari, dalla prospettiva non sono morti autenticamente e non hanno sofferto, così come le loro famiglie perbene e conservatrici. Hanno semplicemente ricevuto il loro compenso; i talebani prima e i media poi erano lì a fornirglielo. Lo scoop e lo scandalo possono attivarsi solo lì dove c' è la simmetria di questo compenso. "E' morte il Papa", "E' morto Berlusconi", "Sono morti 6 valorosi uomini di Patria", qui lo sporco valore mondano di un individuo entra in affari con la morte e cerca di tornarsene a casa con un guadagno pari al valore di ciò che le ha ceduto.

La vera tragedia e la vera morte sono quelle di Cristo. La morte di Cristo non è il più grande scoop della storia, ma esattamente l' opposizione più dura all' omeostasi tra valore mondano e valore della morte. Cristo è morto di una morte anonima, come un pezzo di carne sanguinolenta, nudo, pisciandosi addosso per il terrore, bestemmiando il Dio di Abramo. Gesù muore da maledetto dall’ uomo e dalla divinità. La sua è una morte che fa schifo, una morte vile, meschina. Il mondo gli ha concesso al più il valore di un criminale ("maledetto chi pende dal legno"), la sua morte è priva di qualsiasi valore, vergognosa. E' insignificante, di fronte agli uomini. Insomma si tratta di una morte autentica. Ed è questa morte che si dovrebbe ricordare a proposito dei parà, il loro annegare nel sangue piangendo come bambini e bestemmiando contro la Patria, rinnegando tutte le loro superbie militariste.

In “Homo Sacer” Giorgio Agamben afferma che bisogna ricordare che le vittime della shoà non sono le vittime di un sacrificio cultuale; al contrario sono morte “come pidocchi”. Ebbene Cristo è morto come un pidocchio, ed anche i sei militari lo sono, e solo ricordando ciò possiamo rendergli davvero giustizia, e non vergognadoci di questa morte. Perché non è affatto il loro valore mondano a rendere densa di significato la loro morte, e coloro che sono pidocchi di fronte al satanico reggente di questo mondo, sono trasfigurati per il reggente del regno a venire.

Due millenni di cultura cristiana di facciata non ci hanno insegnato nulla sullo scandalo rivelatore della croce. Esso provoca uno squilibrio tra valore e morte, lasciando scomparire il primo nella terrificante sovrabbondanza di significato della seconda. Laddove c’ era simmetria, ha portato la spada e l’ asimmetria. Rivela inoltre quanto sia terribile e poco nobile la sofferenza delle vittime. E’ una genuina macchina da guerra contro ogni ideologia identitaria, militarista, e contro ogni sacralizzazione del potere. Il potere è impotente, nell’ ora estrema.

L’ esplosione ha strappato via le medaglie ai paracadutisti, che agonizzano in preda alle convulsioni e alla paura, che maledicono questo mondo, se stessi e, per un ultima volta, Dio, prima di ricongiungersi a lui per l’ eternità.

Gingko

martedì 22 settembre 2009

Sta per tornare

Stasera.
Italia 1.
Terza serata.
CHIAMBRETTI NIGHT.

P.S.
Se riescono a convincerlo a suon di verdoni, stasera come ospite number 1 ci sarà niente-popò-di-meno-che sua eccellenza Quentin Tarantino.

Conversazione che plasibilmente avverrà fra un paio di mesi:

Michele (tornato da Vienna): allora? cos'è successo da quando me ne sono andato?
Alceverde (rimasto vicino Roma): beh, è finito il chiambretti ed è cominciata l'estate.
Michele (tornato da Vienna): ah giusto. E poi?
Alceverde (rimasto vicino Roma): Beh, poi è finita l'estate ed è ricominciato il chiambretti.
Michele (tornato da Vienna): non ci sono più le mezze stagioni.


----Aggiornamento----

Vorrei sbagliarmi, ma mi sembra che il chiambretti si stia un po' involgarendo e diventando grottesco. Ha perso del mordente, sicuramente, insieme a parte di quel sottile equilibrio fra trash e ironia.

----ulteriore aggiormanento----

Mi sbagliavo.

mercoledì 16 settembre 2009

come è andata a finire

sembra cent'anni fa.

parole sante

Emilio Fede al tg4 di ieri: "certa stampa - che nega la realtà- mortifica se stessa, davvero".

Ma è inconsapevole o cosa?

martedì 15 settembre 2009

la voglio anche io

Navarre Raee ha messo su una barba micidiale.

Darei un dito per averla rossiccia e rigogliosa come la sua.

domenica 13 settembre 2009

"Blow Up" ovvero "Chi mi ha rubato il cadavere?"

Appunti per una schematizzazione critica del film di Antonioni.


La pellicola presenta svariati punti su cui andrebbe "addensata" l'attenzione.
Non è un film che prosegue sempre allo stesso modo. All'esterno può sembrare anche pretestuoso. In questa sede, non si farà riferimento ad un'interpretazione del film alla luce del libro (non letto), né si indagheranno i precisi scopi dell'autore regista. Si cercherà esclusivamente di ascoltare ciò che il film può dire (dare).

L'irrequietezza del protagonista ci è comune: ce ne immedesimiamo.
E' un giovane di successo, brillante ed autonomo. Tuttavia è solo; circondato da un mondo incoerente e misterioso.

Scene:
La chitarra spaccata, rotta, percossa, schiacciata e infine lanciata sul pubblico e che cade proprio sull'unica persona indifferente allo "show". Che nonostante questo l'afferra, la trattiene, scappa, si fa largo nella folla isterica che vuole l'oggetto. Riesce ad uscire, arriva in strada, la folla è seminata. Guarda una vetrina, guarda il pezzo di chitarra. Lo lascia cadere e se ne va. E' raccolto da un passante, che l'osserva e poi la ributta, facendo spallucce. Un oggetto del desiderio svuotato di valore per un semplice cambio di contesto. Il valore relativo, il valore che c'è e non c'è. I valori dei gruppi. I valori come scelta o come conformismo.

Banalmente, la scena dei mimi che giocano a tennis con una palla che non c'è, e che pure sembra reale. Non si mima il gioco del tennis, piuttosto si mima l'esistenza di qualcosa.
L'assunzione di qualcosa che non c'è come gioco ed esercizio mentale, in cui viene coinvolto anche il protagonista, che non può fare a meno di raccogliere la palla inesistente e rilanciarla ai giocatori. Il confine della verità che si fa labile.

La smania di capire l'enigma dell'omicidio scoperto dalla pellicola fotografica, che rimane avvolto nel mistero. Una vicenda di cui non si capiscono motivazioni, senso, contesto. Il ritrovamento di un cadavere, l'esigenza di scattargli foto. La fotografia rappresenta forse un tentativo di rendere oggettivo e catturare qualcosa che allo sguardo umano è sfuggente. La fotografia ingrandisce (blow up) ma anche anestetizza il reale.
Tuttavia il nostro per vivere fa il fotografo di modelle. Un lavoro che svilisce la funzione salvifica della fotografia, poiché questa diviene uno strumento creatore di menzogne. Il fotografo, in questo caso, è colui in grado di creare artificiosamente un'immagine pressocché inesistente. Il creatore dell'apparenza che esalta solo una dimensione del reale, moltiplicandola esponenzialmente (probabilmente è qui che si pone la critica sociale). L'utilizzo economico-sociale della fotografia è quindi tutto il contrario della fotografia-arte come filtro che indaga, oggettivizza e soprattutto GIUSTIFICA la realtà.
Il cadavere scomparso, sottraendosi all'obiettivo del fotografo, rimane infatti privo di giustificazione, insensato. Al confine fra l'esserci stato davvero o meno; fra il sogno e il reale, ed il protagonista ne rimane tramortito. Vive il limbo dal quale solo la fotografia lo poteva sottrarre.

Il morto diviene così forse meno reale della pallina da tennis dei mimi, anch'essa invisibile alla macchina fotografica ma almeno riconosciuta socialmente.
E l'uomo rimane sottomesso al dubbio esistenziale, sperduto, con la cinepresa che dall'alto si allontana e lo lascia al suo destino.


Sono ben accetti eventuali contributi.

Urgenze della volontà di potenza (lezione nietzschiana)

Larga parte delle crudeltà che costituiscono la rete di fondamento di gruppi sociali più o meno vasti, resta nascosta per motivazioni che appartengono alle strutture stesse del con-essere. "Crudeltà", concetto che vorrei fosse depurato almeno provvisoriamente da connotazioni morali, sta a qui ad indicare l' essenza conflittuale della comunità, dell' interazione. L' atto sociale è in ogni sua manifestazione un esercizio, o un tentativo di esercizio, di potere. Va da sé che la comunità stessa deve opacizzare a se stessa questa considerazione, per edificarsi, implicitamente, su tali conflitti. Consigliare, fuggire, derubare, manifestare o sottrarre consenso, sono tutte modalità dell' agire nel comune, e tutte intimamente conflittuali, perché rivolte in ultima analisi ad una manifestazione e ad un esercizio del proprio essere, anche a suo stesso detrimento. "Con-vivere, e quindi a tutti gli effetti vivere, è prendere posizione", si potrebbe affermare "detournando" una celebre affermazione di Michel Foucalt. Ciò significa assumere in piena consapevolezza, e prendere davvero sul serio, le tattiche della volontà di potenza nietzschiana. Questo concetto spiega le interazioni dell' uomo con l' uomo e con l' ambiente, come applicazione della propria energia, un cieco riversamento o scaricamento della propria forza, che solo a posteriori si conferisce un significato o, per parlare con Nietzsche, una "maschera". Potremmo prendere l' interazione tra due individui come modello-esemplare di questa struttura o strategia di potere: immaginando due individui posti in relazione frontale, la volontà di potenza agisce in modo tale che reciprocamente si tenti di esercitare il proprio dominio sull' altro, con una manifestazione del proprio essere, dove l' altro è il punto d' appoggio e la direzione della forza che si scarica. In seguito, necessariamente, una delle due parti non può che cedere, ma può attivare delle contro-strategie che rovescino le sorti del conflitto, e così via. Tuttavia questa forza, a meno che non si rimanga sul terreno del conflitto tra corpi, e forse neanche in esso, attende di essere significata da qualche forma, intellettuale, morale, poetica, filosofica, politica. La forza che vuole scaricarsi, non sa perché: tuttavia non può fare a meno di attendere un suo significato. Un buon esempio potrebbe essere quello dell' individuo le cui profondità inquiete, magmatiche, rissose, vivaci, soffrano nel rimanere imprigionate e tendano a trovare uno sbocco verso l' esterno, ad esempio nel malmenare qualcuno che abbia offeso qualche suo familiare, con la giustificazione dei valori dell' orgoglio e della famiglia. Questa forza è quindi costretta, paradossalmente, ad inventare il proprio avversario, con l' unico obiettivo di esercitarsi su qualcosa o qualcuno. E' evidente che in questa prospettiva non sono ideali o valori a precedere ed orientare l' agire umano, ma è vero piuttosto il contrario, ovvero che è l' agire a dover trovare ed inventare ideali o valori per esercitarsi. E' questo che intende Nietzsche, in uno degli aforismi che condensano in modo fulmineo tutto il significato della volontà di potenza, quando afferma che non si ama mai l' oggetto dell' amore, ma l' amore stesso. Non si tratta di proporre un egoismo o un individualismo, se non in via indiretta, in quanto l' energia iniziale nessuno si sognerebbe di identificarla con un individuo, un soggetto. L' esibizionismo inoltre è solo una conseguenza di quella forza immotivata e cieca che vuole fuoriuscire, e che quindi non si appaga del solo affermare un ideale o della sola verità, ma vuole assicurarsi che questo ideale abbia effetto e, di nuovo, si eserciti. Che questo acuisca l' attenzione su fenomeni quali i giudizi di gusto, sull' arte o sulle donne. Le scelte e le preferenze sono di norma arbitrarie, armi che il cavaliere disarmato della volontà di potenza ricerca sulla via del suo esercizio di potere. E questo potere, se non trova una via verso l' esterno, si appaga benissimo di applicarsi all' interno dello stesso soggetto.
Trovo che questa chiave di lettura illumini numerosissimi fatti quotidiani, dai quali, come in un palinsesto, possiamo leggere la filigrana dei conflitti che ne sono il sostegno. Enumererò, qui di seguito, alcuni esempi. Un' amico è entusiasta per le sue nuove scoperte in campo musicale, o cinematografico. Questi prodotti, proprio in quando consentono la sua individualizzazione (in senso foucaultiano e quindi nietzschiano del dar forma ad una forza cieca) gli permettono di inserirsi in una nuova configurazione di forze di fronte a coloro cui manifesta queste scoperte, anche di fronte a se stesso, in modo tale che non sia necessario ricorrere a semplicistiche spiegazioni di esibizionismo o di cattiva coscienza. Qui non nego che qualcuno possa realmente apprezzare esteticamente un determinato prodotto, in tutta buona coscienza; è mia intenzione mostrare il carattere derivato di questa valutazione. Un' altro caso quotidianamente verificabile è quello del fornire informazioni utili a qualcuno, ad esempio indicazioni stradali, consigli di ogni genere, in cui il "soccorso" che si fornisce all' altro è il veicolo più micidiale per soggiogarlo, per dominarlo.
So che questo elenco può apparire, ed in parte lo è, ridicolo, ma spero con essi di raggiungere la massima chiarezza possibile nel delineare, in casi semplici e lineari, la struttura conflittuale che sostiene l' interazione sociale.
Peraltro l’ autentico massacro avviene nelle guerriglie sociali condotte con gli strumenti delle più o meno raffinate tecniche di esclusione-inclusione in gruppi. Il caso più interessante è quello che si verifica nel momento in cui in un determinato gruppo la presenza di un individuo è fondamentale proprio in quanto continua minaccia da espellere. Il brutto, lo stupido, il poeta, il religioso, sono le figure che, senza escludere le altre, si offrono più volentieri alla convergenza di tutti i membri del gruppo, che acquista senso ed identità proprio nella loro esclusione. Qui è la potenza collettiva che deve esplodere, in modo da rendere possibile l’ auto- percezione del gruppo in quanto tale. E proprio qui si lascia ammirare tutto il significato di “dispensatore di senso” che la violenza esercitata in qualsiasi direzione porta con sé, donando senso a chi la esercita.
La compagnia di un amico, richiesta apparentemente disinteressatamente e con le migliori e più simpatetiche intenzioni, è in questi casi l’ indispensabile parafulmine dell’ inarrestabile brutalità del bagaglio di energia distruttiva che si accumula nei gruppi. Ed il gruppo, lungi dall’ esistere precedentemente, viene ad essere solo dopo quest’ atto di crudeltà. D’ altra parte, dalla prospettiva dell’ escluso, anch’ egli accresce la sua potenza ed acquista essere mediante l’ atto di esclusione. Tuttavia, in questo caso, ciò che è decisivo è il vigore spirito del potenziale escluso, che paradossalmente può raggiungere vette elevatissime proprio quando appartiene ad una delle categorie cui accennavo sopra. Nel caso in cui la potenza dell’ emarginato brami di scagliarsi con urgenza in qualche direzione (e la direzione più vicina è quella del gruppo che gli abbaia contro) essa non può saziarsi di manifestarsi sotto forma di vittimismo; tantomeno di esplicarsi nella magra collocazione in un posto, seppur subalterno, all’ interno del gruppo che, paradossalmente, mediante l’ esclusione include. E’ così che nascono le migliori arti, filosofie, e religioni: sono il grido di guerra delle vittime scampate al massacro dell’ armento affamato di coesione ed entusiasta identità, e che contro di esso si lanciano. Coloro che, impotenti di fronte all’ orda che attende il sacrificio, sanno di non poter riflettere su di essi l’ energia distruttiva che hanno bisogno di espellere, fanno della loro stessa vita una battaglia contro la vita. Ma non nel senso nietzschiano di ascesi o rigetto, quindi di auto-lesionismo. La loro è senza dubbio frustrazione, ma la frustrazione dell’ eccezione che vuole distruggere la vita perché vuole eccepirla, e non per svalutarla. Il loro compito è creare una vita d’ eccezione. Queste arti sono epocali, magnifiche giustificazioni di vite scartate e sofferenti, l’ estrema espressione di una volontà di potenza schiacciata e pure recalcitrante ed inarrestabile. “La pietra scartata dai muratori è divenuta testata d’ angolo”.

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domenica 30 agosto 2009

Datemi 'l mmartelloow; a chi piace a meeeeeah; mmamMMhaaa; e altri mugolii da boom economico

Doors? bah, Take a real trip, get Rita (number I)

Amphetamin Rita-I'm really fuckin' high (number II)

Rita Pavone la teoria dell'evoluzione come cazzo se la spiega, eh? ehhh??

Darwin come here, come on! We have a problem high about a meter.

p.s. Che viscidoni.

venerdì 14 agosto 2009

snap your fingers and Pop!

Visioni di persone sconosciute che ci guardano quando chiudiamo gli occhi e che sono nel nostro letto e parlano verso di noi, mentre noi le guardiamo da un lato terzo.
Riapri gli occhi, con quella sensazione alla schiena.
Ci vorrebbe qualcosa di caldo, posto che non si trasformi.

lunedì 10 agosto 2009

“Ho avuto tutto/non ho avuto niente dalla vita”. Logica tassonomica della vita, le sue strategie, il suo superamento nella comunità silenziosa.

C' è un certo modo di quantificare l' esistenza che misura la "qualità" della propria vita, e lo fa in base a quanto si è avuto da essa, o in base a ciò che essa ci ha negato. Questa lettura della vita la presuppone già del tutto trasfusa in un articolo di vendita. Osservata, valutata, pesata, stimata, l' esistenza è investita da una quantità di valori (nella sua doppia ma sostanzialmente cooriginaria accezione etico-economica) distribuiti su un catalogo, che rimandano ad esperienze-oggetto da conseguire e da accumulare sulla carta-punti della vita. Unico ambito premio la soddisfatta morte pre-calcolata.

Immaginate uno spazio delimitato, i confini a contenere una superficie che al momento della propria nascita biologica sia completamente vuoto. Cresciamo, questo spazio comincia a venire occupato da oggetti, esperienze, merci, relazioni, che vengono così a riempire mano a mano questo spazio immaginario dell' esistenza. Gli oggetti contrassegnati da un marchio certificato, passati al vaglio di una perizia di stima, vengono inseriti all' interno di questo spazio, come in un mosaico; le tessere che non possiedono tale certificazione vengono accuratamente escluse dal questo grottesco mosaico dello spazio vitale, vuoi mediante la rimozione dalla memoria, la menzogna collettiva, il rimpianto, la valutazione negativa (quantificazione soggettiva od oggettiva di una porzione di esistenza che ha come esito un mediocre valore, tessera da scartare). Ci si augura che questa superficie venga saturata con le tessere "giuste" prima della propria morte. Questa è l' aspettativa media dell' uomo secolarizzato, tecnicizzato, disincantato. Ma, fatto ancor più infelice, è l' aspettativa media delle persone che quotidianamente ci circondano, con le quali un tempo speravamo intensamente in una comunità dello spirito, una silenziosa complicità di destinazioni, un' assegnazione superiore della propria esistenza, che si allontana dalla sfera del mondano quanto più si avvicina a quella di un rinnovamento antropologico. L' uomo assegnato ad una esistenza a-venire, da compiere, ad un destino insomma, l' uomo che ha destino, è spesso contrassegnato da quest' ansia di rinnovamento antropologico. Rousseau si auspicava che l' irrecuperabile stato di felice originaria innocenza fosse recuperato ad un livello più alto, nello stra-potere dell' uomo che ha il suo essere nella volontà generale. Così Nietzsche attendeva che l' uomo divenisse oltre-uomo, un uomo che non riconosce più l' appagamento del suo agire in opere particolari, determinate, in propositi definiti e rassicuranti, ma che piuttosto forgiasse il fine insieme al mezzo, che il suo agire ed il suo pensare apparentemente insensati si rivelassero in attesa di senso, in creazione di senso; aldilà del bene e del male, ovvero aldilà di un fine determinato, dritti verso l' incondizionato.

Personalmente, stimo l' uomo-nuovo con più alto potenziale distruttivo nei confronti dell' epoca attuale essere un uomo che rifiuti e faccia saltare l' estetica della vita come mosaico-con-tessere di cui sopra, e di conseguenza la logica dell’ avere e del non avere qualcosa dalla vita, che tratta la materia dell’ esistenza come materia prima per la propria “realizzazione”. Le sue clausole devono esplodere contro il muro del presente. Questa mia alta speranza in primo luogo attraverso il rigetto violento di ogni temporalizzazione mercificante del tempo della vita. Rifiuto dei ricordi-di-vita, della distinzione della propria esistenza in stadi e fasi, che è falsa ed astratta, dell’ impacchettamento della propria esistenza che avviene mediante fotografie, oggetti-ricordo e ricordi-oggetto, filmati. L’ immagine dell’ esistenza adeguata a questo rifiuto non sarà più il segmento su cui disporre i propri desideri, le proprie soddisfazioni, le cose che la vita ci ha dato con il rimpianto per ciò che ci ha negato, ma bocciolo che si schiude senza sosta, diffidando della morte. E non si schiude in direzione di desideri, perché non ne ha. Non offre i suoi colori alla festa della realizzazione, perché non conosce realizzazione e la fugge. Non accumula ricordi, traguardi aspirazioni, perché il suo stelo pulsa di una vita più ricca . Il fiore punta oltre se stesso, punta allo scompaginamento dei suoi petali, agisce in tutte le direzioni non crede nel passato, nell’ appagamento, nel piacere, nel corpo o nell’ anima. Spalanca i suoi petali alla ricerca di una forma d’ espressione, ricerca quella peculiare comunità di destini che è ambiguo ma non errato definire “amicizia”. Non riempie con delle tessere- desideri uno spazio vitale già delimitato, ma spinge il suo sguardo intorno a se, e modella il suo orizzonte in base alla profondità di questo sguardo. Non vuole, offre. Non chiede, offre. Non vive, stra-vive, accanto e sopra quella vita martoriata e vilipesa dalla quale il più delle volte si chiedono piaceri, stupidi ed insulsi colori, felicità, salute.

Ma la vita è avida di se stessa, e non ama venire strumentalizzata in questo modo. Essa dimostra sempre il suo eccesso di potenza, è la malattia venerea che contagia ed uccide ogni idiota edonista. Li sovrasta con la morte, con la sovrabbondanza del poetico, e gli dimostra che le soddisfazioni ed i piaceri che essi cercano non è lei ad offrirli, ma è anzi l’ oblio di essa a renderli possibili.
I cultori del vantaggio, dell’ arguzia, i filatori di convenienze, di successi, di amore per la vittoria e disagio per la sconfitta, chi “gioca la partita della vita”, chi compete, chi misura le situazioni e le esperienze, chi preferisce, chi giudica, chi gode ed è soddisfatto, chi esecra e liquida qualsiasi cosa con un giudizio netto, chi è deluso o piacevolmente sorpreso da una faccenda, gli apologeti della vita vera e degna di essere vissuta- tutti questi sottoprodotti dell’ attualità, dotati di un confuso orgoglio anti-sacrale, vivono nel definitivo oblio della donazione gratuita. Ed hanno anche pianificato ingegnosi stratagemmi per ridurre la donazione gratuita ad un paradigma melenso e trito- il loro paradigma!- in modo tale che persino l’ uomo più coraggioso prova un senso di disagio e di pudore nell’ affermare il primato di questa gratuità. Si sono impadroniti del linguaggio; potendo, ed a ragione, denigrare il concetto di incondizionato che loro stessi hanno contribuito ad infangare, lavorano per l’ oblio dell’ autentico incondizionato. Di volta in volta la si etichetta come banale cristianità, sentimentalismo, le pubblicità ed i libri di regime sono pieni di scherno e di de-qualificazione del gratuito, dell’ assenza di senso. E tutto questo non fa che squalificare preziosi frutti come il cristianesimo, il romanticismo come rivoluzione anti-meccanicistica, anzi ne cancella ogni traccia sostituendoli con delle sentinelle-fantoccio del tutto innocue.

Cogliere le dinamiche di questi stratagemmi, aldilà di ogni timore di essere fraintesi, è il lavoro preliminare a qualsiasi attesa di salvezza futura. Organizzare comunità silenziose in cui gli individui non riconoscono i loro pari in base alla conformità a certi caratteri espliciti- che sarebbe utilissimo poter riscontrare ma che purtroppo in questi casi sfuggono a qualsiasi individuazione razionale- ma in base alle loro produzioni artistiche, è la premessa politica di una nuova politica.


GINGKO

venerdì 31 luglio 2009

non c'è posto per la morte

Nella odierna società occidentale, formatasi secondo una logica neolaica, edonista, produttivocentrica coerente con il funzionamento del sistema economico, c'è una cosa che salta agli occhi. Mentre tutto lo stile di vita e ogni momento del quotidiano sia feriale che festivo (differenziazione significativa evidentemente ) è venuto ad essere organizzato e reso più o meno funzionale alla ideologia, l'evento della morte non è stato apparentemente toccato. La morte viene taciuta il più possibile, e si fa riferimento ad essa in modo stereotipato e inautentico. E' come se la morte per l'uomo contemporaneo non esistesse socialmente. Anzi, si può dire chiaramente che l'uomo contemporaneo è nudo di fronte alla morte. Le sue armi spuntate. Ognuno può verificarlo da sé. Non vi è cerimoniale della morte e non vi è una concezione della morte esplicita ed escatologica. E' sorprendente "scoprire" che alla morte segue ancora il rito del funerale in chiesa, una mimica sterile e inopportuna di una cerimonia adatta alle condizioni culturali di un secolo fa.
Si sa, di fronte alla morte si è soli. Ma mai come in questo periodo si è forse stati così tanto "soli". L'induismo -religione che mondanamente era diabolica- offriva in compenso diversi paradisi. Noi non abbiamo un paradiso nè un inferno.
Questo "traguardo" dovrebbe/potrebbe essere in effetti un magnifico punto di inizio. L'assenza di un inquadramento della morte libera da ogni inquadramento anche la vita, e permette di dispiegare una libertà infinita e terribile sconosciuta al religioso tradizionale.
Le cose però non stanno così. La lucidità -e l'apparenza- vorrebbero l'individuo affrancato dalle precedenti Weltanschauung come potenzialmente un superuomo.
Invece ad una potenziale infinità libertà creatrice si oppone una sostanziale omologazione interclassista che si estende a tutta la società.
Come se l'individuo, legato forse dalla preoccupazione della coabitazione fra diversi, non abbia trovato niente di meglio da fare che rimanere immobile ad abbuffarsi, scopare, comprare vestiti, arrivare a fine mese. Tutti allo stesso modo. Esiste una sola cultura, di una povertà disarmante.
E' solo apparentemente paradossale che vi sia contemporaneamente assenza di discorsi reali sulla morte e miseria morale nella vita. Perchè è dalla consapevolezza del "si muore" che parte la consapevolezza del "si vive". Il maggior alleato del conformismo e della reazione è quindi -suppongo- proprio l'assenza di saperi sulla morte. Dalla morte la prassi vuole che si distolga lo sguardo. E' significativo: non importa che qualche etica passata ancora tramandata voglia invece che le si presti attenzione. Perchè la Prassi palesa una Teoria inconsapevole ai più ma vissuta realmente- e che è quella dell'ideologia - che vuole che della morte non ci si preoccupi. Ci si deve preoccupare piuttosto ad allungare la vita, ed è una cosa completamente diversa. La qualità della vita è diventata una questione di mera quantità.


p.s. La tematica è ancora parecchio confusa, spero di chiarirmela e ampliarla successivamente. Nel frattempo posso dire che mi pare che la sociologia giochi un ruolo parecchio importante in questo campo, ma non riesco ancora ad identificarlo precisamente.

martedì 21 luglio 2009

Tratto dal dramma "Il Malinteso"

Marta. Non tollero il suo amore e i suoi pianti. Ma non posso morire lasciando in lei la convinzione di essere nella ragione, che l'amore non sia inutile e che tutto questo non sia che un incidente. Perché solo adesso tutto è in ordine. Se ne persuada.

Maria. Quale ordine?

Marta. Quello in cui nessuno si è mai riconosciuto.

Maria (smarrita). Che me ne importa. L'ascolto appena. Il mio cuore è straziato. Non ha più curiosità se non per colui che voi avete ucciso.

Marta (con violenza). Taccia! non voglio più sentire parlare di lui, lo detesto! Non è più nulla per lei. E' entrato nell'amara dimora in cui si è esiliati per sempre. Idiota! Ha avuto quel che voleva, ha ritrovato quello che cercava. Tutto è di nuovo in ordine. Si renda conto che né per lui, né per noi, né in vita, né in morte, esiste patria o pace. (Con una risata di scherno) Perché non si può chiamare patria, mi sembra, questa terra densa, priva di luce, in cui andremo a nutrire animali ciechi.

lunedì 20 luglio 2009

Come morbida tènia Fidente mi annido

"ellekappa risponde così alle poesie che il ministro della cultura Bondi pubblica su Vanity Fair. Questa è la quinta puntata"


Ad un misterioso sciupaescort

Ignaro ganimede
Maquillato gagà
Luce trasfusa
Su gote ritinte
Sguardo intrigante
Che ammalia la merce
Ineffabile glamour
Di tumide buste
Che frusciano amore
Orizzontali sventole
Dal tuo fascino avvinte
Putinesco giaciglio
Di sacro convento
Ove compunto rantola
Tra una clarissa e l'altra
Il tremulo papuzio

A Roberto Calderoli
Ignaro Padano
Semplificato verrum
Druido trasfuso
Grufolìo sussurrato
Celtico baluardo
Di maleolenti terroni
Come morbida tènia
Fidente mi annido
Nel tuo rigurgito d'amore

(20 luglio 2009)

Da Repubblica.it

martedì 7 luglio 2009

Il personaggio del giorno

*Mi perdoni il mio compagno di blog.*

Meno male che c'è Scajola.

E' cosa buona e giusta ricordarci chi si è preso il governo della cosa pubblica, in questa Repubblica democratica. Uno a caso, ed è uscito lui.

Ricordiamo cosa disse su Biagi, dopo l'omicidio: "un rompicoglioni".
E ora che avete ricordato, cambiamo genere.

Ad una gara di ballo fra Michael Jackson e Adriano Celentano ai rispettivi tempi d'oro, chi avrebbe vinto?

l'altro giorno ho sentito dei lamenti provenire da dentro il frigorifero.

sabato 4 luglio 2009

Perché il nostro blog non è autoreferenziale

Giorni fa, in una considerazione autocritica di questo blog, alceverde lo definiva autoreferenziale. Per me è vero il contrario. Ovviamente nel suo contesto, l' enunciazione di alceverde era pienamente giustificata. Tuttavia trovo opportuno cogliere l' occasione per definire in modo più preciso quella che penso sia la cifra che contraddistingue questo da altri blog o forme comunicative. Inoltre ritengo utile rimuovere le impurità e le strumentalizzazioni del concetto di autoreferenzialismo.
L' autoreferenzialismo ha il suo opposto nella comunicazione autentica. Ma una vera comunicazione non è rivolta, necessariamente, all' esterno. O meglio, certo lo è, ma come donazione, e non come asservimento del linguaggio (di qui in poi inteso in senso ampio di "discorso") all' esterno. I discorsi ed i linguaggi autenticamente comunicativi sono quelli che trovano in se stessi il loro fondamento, e su se stessi erigono il nuovo ed il bello, ed una nuova bellezza. Di sicuro non lo è un linguaggio dell' attualità e del "nuovo", che noi smascheriamo come pseudo-novità e proclamiamo genuinamente sterile ed autoreferenziale.

Gingko

sabato 27 giugno 2009

una farsa porno-politica

"Cosa ha reso possibile che in quell' italia, in quegli anni, proprio in quel clima culturale, per un grandioso attimo la discussione politica si sia condensata intorno alla condotta sessuale di un famigerato uomo politico, nonchè capo del governo?". Probabilmente è questa la questione che si porrà di fronte ad uno storico smaliziato del secolo venturo, quando si troverà tra le mani fiumi di carta e fiotti di blog che gravitano intorno alle ultime faccende che riguardano il nostro premier Silvio Berlusconi. Già, in fondo questa è sempre la cara vecchia domanda di severa metodologia foucaltiana "Cosa ha reso possibile il proliferare di discorsi intorno ad un oggetto che viene insieme istituito ed investito da essi?". Ma tutto il fascino di questa questione deriva dal fatto che stavolta la faccenda sembra a prima vista carica di mistero, e per questo anche di fascino.
Insomma, mi si dirà, non è la prima volta che si sollevano scandali sessuali intorno alla figura del politico, sesso e potere è un binomio vecchio quanto il mondo. E questo non avrò l' ardore di negarlo di certo, da Messalina alle regine dell' assolutismo francese fino a Bill Clinton. Ma nella precisa contingenza storica in cui viene a prender forma questa magnifica, grandiosa, stupefacente costellazione di fatti e discorsi che è quella riguardante il nostro premier, sono gli stessi termini di "politica" e di "sesso" ad essere scossi. Proprio l' esempio di Bill Clinton può, sotto l' aspetto delle strategie di comunicazione, aiutarci a cogliere la peculiarità del caso di berlusconi. La distinzione tra i due è netta e corposa, ma richiede uno sguardo sottile. Nel primo caso, fu prima la persona privata di Clinton ad essere messa in discussione, e solo poi, di conseguenza, la sua sfera politica ad esserne compromessa e minacciata. Nel caso di Berlusconi invece, è impossibile ritrovare questa logica sequenziale, questo nesso causale tra un prima ed un dopo. In realtà qui, la sfera sessuale viene interamente a coincidere con quella politica, le due sono in un rapporto di immediatezza perfetta. Non c' è un berlusconi privato che getta una luce sinistra sulla politica. Ma c' è una sessuo-politico Berlusconi che si presenta come tale, in una compattezza metafisica che pure i più grandi filosofi hanno invano ricercato. La politica italiana è direttamente discussione intorno al costume sessuale di un solo individuo. Io trovo tutto ciò mirabile. Quando il destino di un popolo, l' intero corso del secolo politico italiano viene agganciato ad immagini di party, festini, libertine. E ciò potrebbe contenere in sè una doppia verità: da un lato l' estremo imbarbarimento delle aspettative dell' animale politico odierno, così come l' esito ultimo, e l' ultima conseguenza, della politica occidentale. Il che poi, fa lo stesso.
Ma ad essere sinceri c' è una cosa che più di tutte colpisce la mia iper-reattiva sensibilità estetica, e cioè che di questa unione mistica tra genitali e politica i nostri giorni ci offrono una immagine sensibile, la sua perfetta incarnazione. Parlo delle "parlamentari zoccole", supremo dono linguistico che uno delle "vedette" di questa "politica divenuta farsa", Beppe Grillo, ci ha indirizzato.

GINGKO



Postilla di Alceverde:
mi sembra rilevante questa citazione: "Una sola frase basterà a descrivere l'uomo moderno: egli fornicava e leggeva i giornali."

mercoledì 24 giugno 2009

Questa è libera informazione

Ultimamente sto scoprendo la comicità in diretta di Emilio Fede. Prima dovevo aspettare comparsate di Paolini o fuorionda di Striscia.
Metto questo in attesa che qualcuno metta sul web il pezzo di oggi ben più clamoroso , quando recita l'intevista a Berlusconi di Chi per interi minuti. Intanto lo si trova sulla puntata di blob di oggi (24 giugno).
Aggiornamento.
Ecco, è Online. Lo spettacolo comincia dal minuto 6.

POVERA BANANA.

venerdì 12 giugno 2009

Ambrogio, Champaaaagneeeee

O come dicono i russi nelle traduzioni italiane quando c'era lui: lo Sciampagna.

Il ghiacciolo alla fragola non sa di fragola.
Manco per il cazzo.
Da qualche parte qualcuno si chiede che fine ha fatto il coyote della ruota degli animali (il giocattolo per i bambini che emette i versi). Un complotto.
Ridatece l'adesivo della tartaruga dei cheerios di una volta.
E voglio anche un panino con il lampredotto, ammesso che si scriva così.
Peperoni alla contadina da produzione industriale. Quell'olio di macchine, quel tocco in più.
Sono incinta. Ho deciso di tenerlo. Tenerlo dentro. Mi piace sentirlo dentro, non voglio che esca. Le tube di falloppio: ecco perchè si dice che si sono rotte le acque, già già. Give me love love.
Gheddafi sa chi è stato l'assassino nel delitto di Cogne. E' stato Rudy Guede, che non era solo: era in compagnia di Jo di Piccole Donne, il romanzo che non avete mai osato leggere.

mercoledì 3 giugno 2009

Nuova semantica del "concreto": pars destruens

Tra le strategie predilette dai nemici del pensiero elaborato e riflesso c' è l' appello alla nozione di "concreto". Peccato che se scandagliata fino in fondo, tale nozione si rivolge come una coda di scorpione verso coloro che amano utilizzarla a sproposito.
Di fronte all' uomo dall' esistenza povera, il concreto appare secondo modalità la cui povertà è pari solo a quella. Il significato più diffuso di "guardare al concreto" è quello della barbarie totalitaria, in cui il concreto è pienamente identificato con l' opinione più evidente ed ovvia, facile da abbracciare, di conseguenza, vera. Il concreto, secondo questa accezione, sarebbe quindi il vero proprio perchè autoevidente. La deduzione politica di tale errore è sufficiente a decretarne l' ingenuità. Qui assume puramente il valore di appello rivolto a mettere a tacere l' altro nel nome dell' opinione condivisa.
Non di rado il concreto veste i panni della nuda compagine del fattuale di cui l' omuncolo del presente, come la mosca dello sterco, ama nutrirsi. Insomma, il concreto è la radura degli eventi così come ci vengono incontro offerti dai giornalisti e dai media, dall' incontrastabile autorità di internet. Una notizia è una notizia, tutto ciò che gravita intorno ad essa diviene mera opionione, passatempo ozioso degli specialisti dell' opinione, gli opinionisti. Ora, sul passatempo suino degli opinionisti concordo perfettamente, ma ciò è stato reso possibile solamente dalla separazione avvenuta a causa dell' informazione anonima, tra dato di fatto ed opinione, storia e uomo, dato ed elaborazione. Quindi a morte i culi stanchi dei salotti televisivi, certo, ma a morte anche il lessico plebeo e contraffatto dei giornalisti, che attraverso una pretesa di agilità, novità, velocità, d' informazione, mediante il conio quanto mai volgare di un lessico vile e tratto dai peggiori neo-logismi delle attuali scuole statistiche, economiche, pseudo-letterarie, televisive. Impoverimento del linguaggio è impoverimento ed abbassamento del concetto di "concreto", che, a prescindere dal grado di consapevolezza, viene tratto direttamente dal sistema informativo.
"Concreto" dice la mamma, "è quello che ti da da mangiare, mentre i tuoi discorsi sono buoni solo a smuovere l' aria". Non c' è neanche bisogno di insistere troppo sul fatto che una tale concezione sia tra le più dannose, false ed ipocrite tra quelle del "concreto". Parla di una realtà con cui l' uomo ha chiuso il commercio una volta per tutte. Una realtà, anche politica, predestinata, il ritorno all' involuto fato dei greci. Il concreto è qui l' allineamento perfetto tra le fila del sistema produttivo, anzi DEL sistema produttivo.
Gli occhi di chi ha lo stomaco di pronunciare una cosa simile, sono assoggettati nell' unica prospettiva che gli è stata concessa, o che gli rimane. Lo stesso vale per chi vorrebbe il concreto essere scoparsi una ragazza piuttosto che tagliarle le unghie. Gerarchie, preferibilità, vantaggi perfettamente coordinati in un' unica dispotica visione del mondo e delle cose.
Se essere concreto significa non essere astratto, allora il concreto è un concetto enorme. Non-astrazione dalla realtà quotidiana, quindi. Ma il "quotidiano" non solo muta storicamente, è ingovernabile nel suo oscillare da individuo ad individuo. Unione con le cose contrapposta al giudizio preventivo (astratto): allora il concreto è infinito ritorno sull' inesauribilità del reale, e non la sua definitiva chiusura. Solo così il concreto può assumere un senso diverso da quello di "chinare la testa". A costo di rendere il concetto considerato più solido, il più scivoloso.

GINGKO


---------siparietto conclusivo------------------

Sprovveduto qualunque: "si ok, ma IN CONCRETO che intendevi dire?"

il fegato di gingko produce bile*
Gingko decide di non rispondere.
Gingko sognerà di uccidere, stanotte.

mercoledì 27 maggio 2009

Crozza a ballarò

Non-Fa-Ridere.

E che diavolo significa Ballarò?

E che fine ha fatto Roberto Baggio?

sabato 23 maggio 2009

provvisoriamente belli, provvisoriamente brutti

A distanza di almeno un mese da quando è stato partorito - che in qualche modo ha forse fatto svanire un po' dell'emotività che portava con sé - esce questo post a due mani (sì: perchè si scrive con una mano sola; ah no però con la tastiera con entrambe), anzi a quattro.


"Solo coloro che faranno del maschio e della femmina un unico essere, sicchè non vi sia nè più maschio nè più femmina, entreranno nel regno dei cieli"
S.Paolo, Gal 3,28


[ [conversazione ascoltata in metro: "non sei felice, tesoro? Mia madre e mio fratello hanno detto che gli piaci. Che sei un bel ragazzo, ti vesti bene. Che hai belle maniere, sei bello. Gli piaci proprio. E anche a me: Ti amo!... ...Oh, ricordiamoci di far aggiustare il microonde, altrimenti non posso più fare il POLLO CON LE PATATE. Sei bello amore. -bacio- ] ]
La bellezza screma, seleziona, esclude individualità. Attribuisce potere sociale, glorifica un potere sociale già esistente. Il brutto arricchito può ostentare il suo potere sociale "comprando" bellezza da compagnia.
In base a quanto detto, sembra opportuno incominciare a riflettere seriamente sulle ragioni sociali a monte dell'esistenza del valore bellezza; altresì sulla sua reale funzione sociale; i suoi rapporti con gli altri valori (in particolare se si ponga come un valore informativo di altri valori o se sia autonomo); etc.



(per spiegare l' ambiguità e la polisemicità delle seguenti affermazioni, è necessario aver chiara la distinzione tra separazione ed autoreferenzialismo)

Guardiamo con sospetto ai bei ragazzi o alle belle ragazze. Sappiamo che ci hanno derubato. Eppure la luminosità che gli appartiene, di fronte alla meschina opacità della nostra pelle e dei nostri corpi, sembra provenire direttamente da Dio. Ma sono invece le nostre scaglie. Se il nostro corpo è sfigurato è perchè ci hanno scorticato, portandoci via, per farle proprie, le ricchezze del nostro corpo glorioso.

[bombe su footlocker, non farsi ingannare dalla gentilezza dei commessi]

Se la bellezza dei corpi e dei volti è ancora così densa di significato, anche dopo l' epoca della morte di Dio, è per la totale gratuità ed improbabilità di questo dono.

Ciò che rimane della grazia divina, è la bellezza del corpo. Nei tempi ultimi Dio terrà con se gli storpi, i mutilati, gli adolescenti con l' acne. A loro è promesso il regno dei cieli. Ma il popolo dei benriusciti, dei vincenti, dei perfetti, costituisce la schiera dei suoi angeli ed annunciano il Regno, in maniera decisamente più efficace degli storpi.

La nozione di "bello", riferita ad un essere umano, trascina con sé un'infinità di determinazioni socio-politiche, che potrebbero tradursi con: ben inserito, conforme al contesto, potente, brillante, felice, scaltro. Non sembra possibile stabilire se in relazione alla bellezza stiano in un rapporto di causa (come elementi che concorrono ad essa) o di conseguenza (come elementi che da essa scaturiscono).

Se vogliamo avvicinarci ad una definizione "in astratto", quella più vicina a ciò che chiamo "malinconia", è la bellezza dell' eterno ritorno.

La bellezza è l' esproprio del senso dell' esistenza così come lo spettacolo è il linguaggio della separazione dell' esistenza.

E' possibile immaginare un ragazzo ben fatto e pieno di fascino, e che tuttavia la sua bellezza venga del tutto misconosciuta, ignorata, quando non del tutto rimossa al punto da apparire come una certa bruttezza. Non è rara, questa ostinazione a non voler ascoltare il bello. Ciò accade perchè questa nozione è così compromessa, alla radice, con un certo corredo di concetti politico-sociali quali il successo, la moda, la vittoria, l' apertura caratteriale, l' autorità all' interno del proprio gruppo d' appartenenza, da divenire da essi indiscernibile. La bellezza autentica, nascosta all' interno del fenomeno stesso, è ormai divenuta una chimera.

Avevo davanti una ragazza, ma non vidi altro che una grossa grossa raganella.

la bellezza umana, in data odierna, non può che apparire come un mistero. E' un mistero poiché apparentemente inspiegabile è la sua permanenza ancora oggi. Precisamente, a non spiegarsi sono le attribuzioni rilevantissime, fino ad apparire decisive nei giudizi, dei valori che si attribuisce alla forma e dimensione dell'involucro epidermico di un insieme raccapricciante di budella, liquami, viscere e organi vari, come ci mostra la scienza medica. Come possono apparire sensuali la mano e le labbra di un soggetto, se li si pensa scarnificati? Come fanno ad apparire magnifici dei superbi occhi azzurri se si pensa ai bulbi oculari fuori dagli oculi? E allora l'attrazione sessuale fra corpi non sembra possedere niente di romantico, accettabile, virtuoso. L'accoppiamento è disgustoso e insignificante quanto la defecazione, ai fini di una spiritualizzazione delle individualità. Le varie vanità che si esprimono in questi campi, non possono che apparire grottesche, inopportune, definitivamente imbecilli. Per quanto complessi e magnifici, i corpi umani difficilmente si possono definire belli o brutti: non esistono motivazioni adducibili per giustificare le aggettivazioni. Il corpo è stato chiaramente privato di ogni velleità artistica oggettiva. A fronte di ciò, la bellezza rimane salda sul suo trono di valore sociale, in modo inequivocabile.


La bellezza dell' uomo impianta il suo dominio suddividendo e spartendo territori. Essa è il luogo politico per eccellenza, ovvero quello della generazione e dello scontro di differenze, attraversate dall' economia e dai disciplinamenti sociali. Un bel ragazzo è una discriminazione in un duplice senso: in quanto genera, suddivide e ripartisce privilegi e poteri tra la sua classe e quella dei brutti; in quanto poi deruba di un quantum di esistenza agli individui che non vengono riconosciuti come belli. I territori generati a partire da questa spartizione originaria, costituiscono a loro volta la festa delle diversificazioni dei prodotti (il gel per il bello, i manga per il brutto) e di veri e propri dispositivi disciplinanti: il brutto sa da sé, senza che ci sia alcuna legge esplicita a vietarlo, ma costantemente angosciato da una norma silenziosa, che la bella ragazza è un bene a lui precluso, sottrattogli dal bello.

Cammini per strada: vedi una ragazza zoppa uscire da un portone ed incamminarsi claudicante. Fai un paio di passi: il tuo sguardo si sofferma su un cartellone pubblicitario con una modella affascinante vestita all'ultima moda.

Il bello conquista la terra, prendendo per sé donne, amici, possibilità esistenziali, accumulando vittorie, sorrisi, in una parola: "potendo". Il brutto vive nella nostalgia di questi beni perduti, ma in essa è promesso il Regno.

Ogni viso, ad uno sguardo attento, risulta inevitabilmente unico (fatta eccezione per i visi delle attrici americane dei film in bianco e nero per gli anni '30-'50). Parimenti, ogni viso presenta dei tratti di deformità. Anche i lineamenti più impeccabili e le forme più regolari sono nella loro originalità - e proprio per via del carattere dell'unicità- deformi. Tutto ciò discende in qualche modo dalla assenza in concreto del modello astratto di viso, che si usa mentalmente come criterio: qualsiasi viso viene valutato/osservato per differenza rispetto a determinati canoni generali irriproducibili.
La loro irriproducibilità, madre dell'originalità e deformità di ogni viso esistente in concreto, dipende dalle stesse modalità con la quale vengono a generarsi. Nella mente di un individuo, così come nell'immaginario collettivo di un popolo, vengono a costruirsi gradualmente attraverso somme e sottrazioni fra visi reali presi a riferimento (in virtù di un loro peculiare rapporto con l'individuo, o per una loro posizione sociale tout-court). Le risultanze algebriche non potranno mai dare un viso preciso, palpabile, poichè le operazioni non riguardavano quantità omogenee. Non si può, evidentemente, sommar due visi e dividerli per due per ottenere un viso medio. I canoni generici di bellezza e bruttezza - sedimentazioni di visi reali osservati e perduti- non sono riproducibili in concreto, e inesorabilmente "beauty remains in the impossibility of body", nonostante apparentemente proprio da questo sia prodotta. Il che ci lascia sospettosi che ben altri meccanismi siano produttori del bello come categoria sociale.
Per quanto attiene alla bellezza come arte, il discorso si pone su un altro piano, qui taciuto.



"Beh, ci ho provato ma alla fine ho fallito/ se non potrò essere un amante allora sarò una peste" (daniel johnston)

Se è il sesso a produrre una nuova classe di oppressi, è la gradazione della bellezza a decidere da che parte si combatte.

Ho pensato che, se la libertà sessuale cessasse, tutto sarebbe bellissimo.

Mi è spuntato un brufolo enorme, accidenti. Ho deciso, oggi non ci vado a scuola.

LA REDAZIONE

venerdì 24 aprile 2009

adieu, mon amour

Il sentimento dell' amore è stato minato ed infine distrutto dalle pretese avanzate dai diritti liberali. L' essenza distruttiva, imperativa e annichilitrice d' individualità dell' amore è stata misconosciuta. Dietro la maschera del riconoscimento delle esigenze e delle differenze individuali, si nasconde una disciplina che ha nella separazione e nella riconoscibilità governabile dei soggetti il suo appagamento. Ma la vera differenza irriducibile dell' individuo non sta in tratti e segnature distintive che lo assegnino una volta per tutte ad una soggettività dominabile; la sua autentica libertà è invece quella di fondersi e separarsi con le cose, nel mangiarle e distruggerle.
Un sentimento d' amore scevro da ogni spauracchio ed inibitore liberale, si appropria ed assoggetta l' amato, lo nega, lo annichilisce e lo uccide; e non esita neanche un attimo di fronte all' idea che ciò valga anche per esso. Anzi, nel momento in cui l' amante è più violento, creatore e dominatore, deve essere pienamente consapevole che si tratta del punto in cui egli stesso è più assoggettato. "Io sono tuo, tu sei mio". L' amore reciproco è omicidio reciproco. Così la democrazia è salva, ma i diritti individuali dileguano. Si faccia attenzione a riconoscere da chi escono frasi come "io sono libero, non voglio impegnarmi", "non voglio amori impegnativi, invadenti", "non deve darmi troppe noie", "sono giovane voglio solo avventure, voglio i miei spazi e la libertà di fare ciò che fa una persona della mia età"; è la feccia dell' umanità. E se state pensando che le mie siano solo "opinioni", orsù, sintonizzatevi su "the club", o su uno qualsiasi dei reality disponibili sul piccolo schermo. Non credo che continuerete a tenere al riparo da accuse analoghe la porzione residua dell'industria culturale.

Gingko

domenica 19 aprile 2009

Napolitano: "basta con i post omnibus!"

Avvertenze: -leggere dopo le 01.00 a.m. a cervello alterato, ascoltando l'ultima traccia di Phallus Dei degli Amon duul II

Sento il bisogno di dirlo: stasera Report ci ha regalato una puntata splendida.
Ho l'impressione sempre più marcata che questo paese cada a pezzi. Nel senso che è quasi irrecuperabile. Sopravvive grazie ad un patrimonio produttivo e infrastrutturale -ereditato- che sta dilapidando. Ed annega sempre più a causa di debito pubblico -anch'esso ereditato- abnorme, insostenibile. Che ambiguità. Mi sembra che l'attuale situazione previdenziale sia abbastanza emblematica. E' una specie di truffa Ponzi. In un sistema c.d. normale funziona che uno versa i contributi per poi riceverli quando conclude la carriera lavorativa sotto forma di pensione. Invece, in un sistema c.d. italia funziona che uno versa i contributi per pagare le pensioni di quelli che ci vanno adesso. Nella speranza che altri dopo verranno a pagare la sua. E nel timore che intervenga una qualche riforma che corregga la distorsione facendo sparire contributi, aumentando l'età lavorativa, riducendo la pensione.
Una cosa che funziona in questo paese? la pastiera di mia madre. Questa battuta non funziona. Funziona l'espressione radical chic, almeno leggendo i giornali. Maurizia Paradiso che alla fine del Chiambretti night sviene in diretta pure funziona.
Insomma, qualcosa ancora va.
Gli Italiani si domandano: Thomas Wolfe è patetico come sembra? Quasi quasi mi leggo qualcosa. Ho sentito di uno in facoltà che ha smesso di farsi le canne ed è passato ai reality tipo la Fattoria. Non so mica quanto ha fatto bene.
Come dice Ghezzi prima che parta la sigla di Fuoriorario: buona visione.
[La sociologia main stream si concentra molto nell'evidenziare la posizione di forza in cui si trovano i mass media come mittenti di un messaggio, ma così facendo lascia scoperta da trattazione un'altra posizione particolarmente aggressiva molto diffusa. Semplificando: è ovvio che, avendo la facoltà di scegliere il "contenuto" di un messaggio, agisca sul destinatario dirigendo la sua concentrazione su questo o su quello. La tutela della libera informazione è volta proprio a garantire un pluralismo informativo e ad evitare che vi sia la capacità di qualcuno di determinare univocamente dove rivolgere l'attenzione pubblica. Mentre non è ovvio che il mittente cerchi di indirizzare anche l'anima del destinatario, cercando di renderlo complementare a se stesso e "internizzarlo". Anche se a pensarci bene è impossibile che ciò non avvenga. Si potrebbe tornare indietro nel tempo e addomesticare i Neandertaliani bombardandoli con Piero Angela. Sono stati fatti studi a riguardo, utilizzando due gruppi di scimmie. Le scimmie sottoposte al "trattamento Superquark" sviluppano sonorità jazz ben 8 volte più velocemente di quelle sottoposte al placebo.]

Non esiste talkshow che non abbia un pubblico in studio. Un pubblico che non si capisce se sia finto, reale, pagante, pagato. Questo pubblico artificiale mima il dover essere del pubblico reale. Il pubblico a casa guarda il pubblico in studio che guarda il talkshow. Apparentemente il pubblico in studio svolge un ruolo positivo, una sorta di Longa Manus del pubblico in casa che si appropria dello spazio che gli spetta in studio, come interlocutore imprescindibile e non trascurabile. Nei fatti finisce solamente per essere eretta un'ulteriore gigantesca barriera fra pubblico a casa e messaggio spedito dallo show in studio. Il pubblico a casa, infatti, permane nella sua condizione di passività e di impossibilità ad intervenire, che viene addirittura accentuata dal filtro del pubblico in studio, in quanto esso pone il tipo che il pubblico a casa deve assumere, la norma a cui deve sottomettersi.
Il pubblico in studio è ormai una parodia del pubblico a casa, che viene ridicolizzato dallo stesso meccanismo che lo ha reso innocuo. Per questo viene sostituito senza problemi da risate e applausi registrati. La funzione educativa è stata assolta talmente bene che per fare economia di costi si possono direttamente inviare segni essenziali, facilmenti decodificabili dal soggetto oltre lo schermo: "ora ridi"(risate) "ora indignati" (faccia seria del conduttore-intervento forze dell'ordine) "ora annuisci con la testa" (gli applausi).
Certamente il soggetto a casa non è meramente passivo, e difficilmente un individuo che guarda un programma scelto a caso (che non "elegge" lui) può finire per ridursi nello stato comatoso del pubblico artificiale. Altrettanto certamente, tuttavia, è di continuo costretto a tenere alto il suo senso critico (o senso extra-spettacolo perchè costruito al di fuori di quello spettacolo, anche detto senso-ragno perchè suona "hero") per resistere alla pressione della maschera che lo show gli impone.

Nelle soap opera, dove larga parte dei segni viene offerta dall'uso delle musiche, la presenza del pubblico diviene palpabile grazie all'incompetenza recitativa degli attori congiunta alla inverosimiglianza della sceneggiatura. In questi casi tutto diviene fatto su misura di un certo tipo di pubblico, a cui lo spettatore a casa deve uniformarsi se non vuole essere escluso. Il pubblico da soap opera non esisteva prima della soap opera stessa, è la stessa tipologia delle soap opera a crearlo appositamente. Oppure boh?

p.s.
il presidente della Repubblica giustamente non approva questo post. E neanche io.

giovedì 9 aprile 2009

erotizzazione, potere, auraticità

Nella puttana il sesso finisce di essere distribuzione di poteri e disuguaglianze, purificato dal grasso, dal rumeno. Nelle prestazioni sessuali gratuite, inversamente, vengono a collidere tutte le istanze erotiche che rendono possibile una silenziosa ripartizione di ruoli. Non intendo qui evidentemente alludere a figure o "personaggi" del sesso. Piuttosto le possibilità dello scambio sessuale, a seconda del luogo in cui vengono indirizzate, creano spazi in cui il soggetto è inchiodato in una frustrante sottomissione ad un gioco di poteri. In effetti, l' esperienza è più comune di quanto sembri, basta osservare all' interno delle proprie frequentazioni le direzioni dell' attenzione, gli oggetti, le tipologie di discorsi, le decisioni che vengono polarizzate dalle possibilità sessuali. E non si limiti qust' influenza solo alle relazioni con l' oggetto del proprio "desiderio" sessuale. Difficilmente un uomo goffo ed impacciato si rapporterà al conquistatore di turno del tutto liberamente e creativamente. Non in un luogo di conquista, ad esempio, dove si limiterà ad una funzione di sfondo. A causa del quell' uomo goffo sarà del tutto esteriore ed accidentale, un incidente, sarà meno essere, sarà ontologicamente più povero.
E' la sottomissione a giocare qui un ruolo fondamentale. E nel sesso il suo principio è analogo a quello del diritto bellico. La sottomissione della donna mediante la verga, fonda il diritto patriarcale ed il dominio sovrano del fecondatore su tutto e su tutti. Solo per questo motivo il casto è immediatamente anche l' eunuco o l' effemminato; egli si trova altrettanto sotto il dominio della verga del fecondatore, attraverso la mediazione negativa della donna che gli è sottratta. Il potere sovrano o l' essere, che qui è lo stesso, risiedono interamente in quella verga dominatrice; o al più, nelle società in cui la condizione femminile è "emancipata", nella coppia. Solo nella misura in cui la società in questione è liberale la critica deve scagliarsi contro la coppia, piuttosto che esclusivamente sul dominatore. Si tratta di tracciare così una figura in cui sia possibile, per parlare alla maniera di Benjamin, una perdita dell' aura nella coppia sessuale,che fonda ed insieme gli viene conferita dal potere, che andrà in rovina insieme ad essa. Lo spunto di Benjamin è interessante sotto molteplici punti di vista, in particolare nell' avvicinamento (di cui nel caso dell' arte è responsabile la tecnica) che dissolve e manda in rovina ogni aura. Si tratterà quindi di rintracciare uno strumento -il quale non credo, come nel caso dell' arte, possa essere circoscritto alla tecnica - che riesca a liberare la rappresentazione sessuale da tutto ciò che di grande, principesco e regale l' avvolge.

Gingko

enjoy the silence

Quest' uomo, un Re, porta una corona, indossa un mantello, stringe tra le mani uno scettro. Il re è colui che ha vasti possedimenti, e riposa vegliando sulla stabilità del suo possesso. Il possesso di questo re, la terra su cui affonda e si impianta il suo trono è la caverna, il prato battezzato dal sole, la marina sospirante, le camere del palazzo di roccia nel colloquio secolare con il tempo del mare.
Il re è anche chi ha la potenza. Ma in questo re, la potenza è nascosta, forse solo accennata. La potenza non è qui nell' accenno a qualcosa che sta arrivando, che viene, nè tantomeno figura schizzata e imperfetta di una potenza esemplare. Il nascondimento della potenza è qui l' unica potenza possibile nel regno naturale che questo re attraversa. La regalità di questo re èquindi di tipo particolare. E' una regalità del grottesco, non come potenza squalificata, pompa magna svergognata. Tuttavia questo re è goffo. Su di sè non può che accogliere rispetto, ma non di certo ammirazione (come considerazione sottomessa). Il suo contegno goffo-grottesco è in qualche modo determinato dall' attraversare il respiro di una natura estremamente presente, iper-presente. Il re la attraversa camminando, il suo scettro diviene bastone di sostegno, il suo mantello riparo dallo sferzare che si fa breccia delle brezze, calde o fredde. Questo camminare non si fa ancora raccogliere da quel respiro. In qualche modo il padrone di quelle vaste terre e di quel vasto silenzio si rivela esserne assoggettato. E l' espressione di questo re è dimessa, il suo passo incerto.
Le relazioni tra il potere, il re, il possesso, vengono scompaginate e disordinate, e tutto ciò a causa dell' eccezionalità assoluta di quel "possesso"-natura che rovescia ogni cosa nel suo opposto. Il re non si abbandona del tutto alla natura, che è il suo possesso, eppure questo non abbandonarsi non è ancora un controllare e dominare. Il non abbandonarsi che non domina è una zona d' incertezza tra l' abbandono che dona il potere a chi si abbandona, ed il controllo che priva del potere chi controlla. L' autentico potere si oppone al controllo, ed è il dono della natura cui ci si abbandona. Che cos' è che trattiene il re dall' abbandonarsi, ovvero dall' abitare quieto le caverne scavate dalle onde? Il suo volto, che nel suo pallore reca le ultime tracce di un' inquietudine neutralizzata dal ricordo, le sue gambe l asciutta debolezza di radici sradicate.

Gingko

venerdì 3 aprile 2009

Il gatto e la volpe

Perchè tu pensi che Magic Voice non possa avere una spalla. Che nessuno possa affiancarlo "degnamente". Poi invece scopri che non è così; che un tastierista talentuoso e istrionico quasi quasi gli ruba l'attenzione del pubblico. Che loro due insieme fanno faville e hanno una presenza scenica inarrivabile. E che ricordano spaventosamente tanto una qualche sceneggiatura di Beckett.

martedì 31 marzo 2009

Non siamo soli. Episodio 01 - Signov Covvado...

Se questo è un uomo.

Ed anche questo è uno dei nostri.

Tirare le somme e farsi un esame di coscienza.
Forse siamo solo dei poveri repressi.

giovedì 26 marzo 2009

Guzzanti C. > Guzzanti P. > Guzzanti S.



si beh satira contro il potere, bla bla, molto critica, aggressiva, je fate male ai politici, ecc.
Però Sabrina Guzzanti ad Annozero è imbarazzante. Proprio imbarazzante. Io ci ho provato a ridere, sul serio, e non ci riesco. PER ME E' NO! "X" (cit. Maionchi)
Il padre,invece, è da un po' che ha abbandonato il pdl. E dice di tutto peggio di prima.
Nel frattempo a qualche frequenza radiotelevisiva di distanza, c'è Chiambretti che ormai è leader incontrastato.

venerdì 20 marzo 2009

la firme, emblema di una convivenza difficile

Dai fratello spassiamocela dai, noi ciovani, ogni attimo va vissuto fino in fondo, sulla moto, la fica è fica mica ortica, troppo divertente,ieri sera è stato fantastico, daje, adoro il rischio, matusa, xkè ognuno di noi è unico, amo viaggiare, x qll ke mi dai: grz 4ever, sfidare i limiti, che sapore ha la felicità, nettuno non ti fa fare nuove esperienze, che palleee, che noiaaa, pioveee,è scialla fratè, allo stadio tt gladiatori, come i 300 spartani, rum e pera shottini daje, ho creduto in me stesso e se lo farai anche tu voleremo insieme, non voglio perderti,you are my angel, se tajamo a barcellona,quando c'era lui, se devastamo/arkolizzamo/sfasciamo spakkamo yeah, la musica la senti nell'anima, sogno 1sogno e nel sogno ci 6 tu,xkè io so' come mi vedi, chord of my heart, grazie blasco, grazie liga, braveheart...

EVOLVETEVI!?

La Direzione

martedì 10 marzo 2009

nostalgia del futuro



Grazie a mack per questa chicca: il mondo secondo i Testimoni di Geova nel caso in cui ci convertissimo tutti, preso da un opuscolo "evangelico" (propagandistico per i puristi del laicismo).

Certo che mica male (avete notato quanto si spiscia Orzobimbo?). Io però ci metterei anche i dinosauri per i servizi di trasporti pubblici. Per andare da una fattoria all'altra portando la felicità, capite?

lunedì 9 marzo 2009

Cristiano

Siamo in treno. Cristiano è molto concentrato, occhi fissi sul gameboy rispolverato da non si sa dove. Noi altri pensiamo ai fatti nostri, ormai siamo quasi arrivati. Improvvisamente alza lo sguardo, impreca di cuore, e notati i nostri sguardi interrogativi tutto dispiaciuto ci informa: "che palle regà, m'hanno avvelenato er pokemon".
-So' problemi, cristià!

giovedì 5 marzo 2009

il mondo è pazzo


secondo me questo cos', quest'uomo, merita di essere osservato con cura. Bello, nevvero?

concentrato-succo-frullato-flambè.

[considerati i temi toccati da gingko, considerato che questo blog è ancora agli albori, considerato che non ho nemmeno un'idea chiara/sicura nè l'arroganza di credere a quello che scrivo, Vista la legge sulle pari opportunità, Visto il pisello delle statue greche, visto blob l'altro ieri sera, Dato che ho appena bruciato letteralmente uno scarafaggio vomitoso-bleah]:

Va combattuta ogni ipocrita opposizione al regime, o al “sistema”. (Con ottica generalista) i gruppi politici del centro sinistra, e a maggior ragione dell’attuale sinistra che si connota per la sua matrice essenzialmente sterile e strumentale- vanno letti per quelli che sono: manifestazioni di regime, circo. Analogalmente la cosiddetta opposizione artistica, musicale, come il caso dei cantautori delle vite a margine e degli esclusi, va considerata come del tutto fuorviante. L’orizzonte del potere che loro contestano è limitato, di conseguenza la loro critica è inutile, falsa. Il potere politico, nel senso greco del termine “politico”, non può che identificarsi in ogni relazione fra uomini che l’umanità si è data nella sua organizzazione generale. Se si decide di orientare consapevolmente la condotta umana, non si può che partire dalla comprensione del funzionamento dell’intera rete di relazioni umane, così come si presentano in un dato istante storico. Un “ribelle” che non studia e non pensa, è quanto di più deleterio possa esistere. E’ strumentale allo status quo. Peggio: è morboso. Le scritte nei bagni “ribellarsi è giusto e naturale” spaventano per quanto sono miopi (il termine “giusto”, il termine “naturale”).
La limitatezza e inadeguatezza dell’attuale ceto intellettuale a suscitare cambiamenti di sorta, è mostrata dal sopravvivere di una ridicola concezione dell’arte. Ad essa si attribuiscono funzioni che nella prassi si snobbano. Si dileggiano. L’arte continua ad essere identificata con pratiche quali la scultura, la musica, la pittura, ecc. L’oggetto d’arte permane racchiuso all’interno di una cornice, anche quando questa cornice viene intenzionalmente cancellata dall’artista. L’arte premoderna sopravvive senza alcuna ragion d’essere, a detta dello stesso “fare” del mondo dell’arte, che pur di umiliare il pubblico, umilia giustamente sé stesso chiudendo merda in un barattolo e chiamandola opera d’arte. La stessa pop art può essere letta come tentativo di spostare il centro focale dell’attenzione del pubblico fuori di sé, reindirizzandolo verso il resto della società. In generale tutti i presunti artisti che con le loro opere cercano di fuggire dalla tela, in quanto non sia solo mera opera di marketing (o al contrario ancor di più quando così è), tentano di urlare che l’uomo sta guardando dalla parte sbagliata.

L’arte odierna non può allora essere circoscritta ai musei. Va anzi ricercata ovunque: negli indirizzi di politica economica, negli hedge fund, nelle mature corporation, nell’evoluzione del diritto così come nelle tecniche pubblicitarie e videoludiche. La tecnica ha preso il sopravvento.(??)
Ogni oggetto d’arte è sempre ideologia e propaganda, nella misura in cui partecipa di una certa visione del mondo, spesso composita e inconsapevole;
- L’oggetto d’arte ha una funzione critica, quando consapevolmente mostra i limiti di una certa visione del mondo, non necessariamente per negarla.
-La sincera opera artistica assolve sempre una funzione di ricerca, in quanto descrive (in uno dei tanti modi possibili) una situazione e in quanto cattura e rilascia un preciso spettro di impressioni nel pubblico;
- Per il tipo d’uomo “nichilista”, l’unico modo d’essere dell’arte che gli è consono consiste in una qualche sorta di giustificazione del mondo. Non in senso reazionario, ma in senso esistenziale. Una rappresentazione artistica, mostrando uno scorcio di vita isolato da un preciso contesto e ornandolo con una poetica il più possibile intuitiva ed affermatrice, concede dignità alla vita stessa e rende possibile la sua accettazione con rinnovata energia.

Nell’ispirazione del lavoro di ricerca che vuole scoprire le meccaniche dei poteri e ha come orizzonte finale irraggiungibile l’indirizzare consapevolmente l’azione umana vi è una furia progressista che a sua volta va osservata e indagata, e che è – at the end of the day- probabilmente il lascito di una vocazione metafisica incomprimibile.
Per ora il traguardo più importante raggiunto è che l’uomo si guarda allo specchio e non si riconosce più come un “uno”. Si guarda allo specchio e non vede un "individuo" unitario. Ritengo sia molto.

problemi tecnici

"E QUESTA ROBA DOVREBBE FACILITARMI LA VITA???!!" disse il vecchio prima di scagliare, disperato e frustrato, il computer fuori dalla finestra.

Dato che (io alceverde) sono tutt'altro che nu maC' 'ei CompuTèR (come direbbe Paolantoni), dopo aver sperimentato le modifiche al Template che "permettono di visualizzare solo una parte dei post più lunghi nella home e rimandare con appositi link alla lettura per intero del post"- cosa che sarebbe stata molto utile per permettere una migliore fruibilità del blog- ed avendo riscontrato che però:
-per qualche motivo mi toglieva la foto dell'amato Michelino;
-metteva l'etichetta a caratteri cubitali appena finito il post (orrendo da vedere);
-pubblicava il link "continua a leggere" anche per i post che erano inclusi totalmente nella home;
Ho deliberato che AFFANCULO LE MODIFICHE DEL TEMPLATE.
Vi tenete i fottuti post lunghi tutti dentro la home, e se non vi va bene fuffa, siete dei rompicoglionisvogliatifiglidicagna che si spaventano appena c'è un po' di ciccia. E QUINDI NON VI VOGLIAMO. Tipo risposta dei tizi che subiscono un rifiuto: "chi non mi vuole non mi merita".
Tutto ciò è molto triste.

mercoledì 4 marzo 2009

Omaggio al Nume Tutelare - La politica come rischio (seconda parte)

L' ermeneutica della nuda vita contiene infatti due rappresentazioni. La sua origine è l' inesauribile processo di interpretazione dell' uomo, che gli affida storicamente la sua umanità. Questo però rende possibile da un lato l’appropriazione del monopolio di questa interpretazione da parte del potere. Dall' altra poiché questa interpretazione si estende all' infinito, non si esaurisce mai in un' unica forma del potere, anzi continuerà ad eccederla. Quindi la nuda vita è insieme la catena che ci tiene legati al potere e la scure che ci libera sempre di nuovo da esso. Per questo motivo il potere descritto da Foucault è così potente ed insieme così fragile: esso è così duttile da applicarsi ad ogni forma di esistenza, anzi da generarle per potersi applicare ad esse, ma insieme per fare questo deve continuamente mettersi in discussione e rinnegarsi. Ora, c' è un luogo in cui questo processo di auto-smentita subisce un' accelerazione fulminea. Questo luogo è l' arte.

Nell' arte emerge l’eccedenza dell’ermeneutica della vita. Da essa non viene fornita alcuna soluzione particolare riguardo al "divenire ciò che si è". Il suo compito è invece quello di far apparire l’eccedenza di questa domanda (la domanda su cosa costituisce l’umanità dell’uomo) rispetto a tutte le sue risposte. In tal modo nell’arte, la vita viene raccolta in una forma così esemplare della sua eccedenza, da esibirla come refrattaria ed irriducibile ad una forma particolare, e quindi disponibile ad accoglierle tutte quante. A questo punto è chiaro quanto sia peculiare la salvezza cui mi riferisco quando parlo dell' arte. Una salvezza tutt' altro che rassicurante, che racchiude in sé l’estremo contenuto liberatorio ed insieme l’estremo contenuto dispotico. Più che di salvezza, sarebbe corretto parlare di rischio. Infatti, l’esposizione della vita soggetta ad inesauribili interpretazioni, è insieme esibizione della necessità che essa venga assoggettata di volta in volta a poteri diversi, e che essa se ne liberi sempre di nuovo. Questo arrischiarsi nella ricerca dell’umano, non fornendo particolari risposte, ma ostentando la sua inafferrabilità definitiva, è il compito dell’arte e deve divenire il compito della politica. Nietzsche per primo indicò la via nel tracciare i principi della "grande politica" o della politica come tentativo con l’ umanità. Il nazismo ha mostrato volto mortifero di una politica come rischio che non mette a rischio se stessa. Debord e i situazionisti, per primi hanno realizzato l' identità tra arte e politica, facendo irrompere le avanguardie tra le maglie della società dello spettacolo, politicizzando il gioco.
Non è un caso che Foucault chiami l’unica forma di resistenza che sembra prospettare "arte di non essere governati". Ed il suo sorriso ne è una testimonianza.

Gingko

Omaggio al Nume Tutelare - La politica come rischio (prima parte)

E' giunto il momento di rendere omaggio all’attuale (e provvisorio, credo) nume tutelare di questo blog. Senza avere la voglia, né la possibilità di indugiare in una ricognizione del pensiero del nostro Michelino, ritengo che chiarificare il senso di una mia visione estetico-critica, sorta dal contatto con alcuni aspetti della teoria foucaultiana, possa rendergli maggiore giustizia rispetto ad un compendio anonimo. Come avrete intuito dal mio precedente post, arte e salvezza (ed il loro problematico rapporto) sono per me tematiche imprescindibili ed inscindibili per una comprensione di svariati fenomeni del moderno. Siamo in una campo totalmente diverso da quello di Foucault, eppure la sua inarrestabile macchina (o, con lui, "dispositivo") è così potente che può operare anche al suo interno.

La contorta via che ho percorso prende l' abbrivio dall' assunzione foucaltiana che il potere, almeno oggi, non possa essere pensato in termini repressivi. Esso ha bisogno piuttosto che tutto un campo di piaceri, condotte, abitudini, discorsi, si dispieghino in un territorio sul quale attecchire le sue maglie normalizzatrici. Il processo emancipativo è precisamente il processo di spiegamento del vivente che può essere utilizzato come materiale per un dispositivo di sapere-potere coestensivo alla nostra vita, alla vita del vivente appunto. L' emancipazione è l' iscrizione della vita all' interno del potere che controlla e sorveglia. Questa prospettiva sembra non lasciare alcun margine di riscatto all' individuo, catturato all' interno di questo orizzonte, anzi formato (in senso forte) proprio da esso. L' assoggettamento gli è coessenziale, le sue categorie di pensiero, le sue condotte, sebbene apparentemente in scontro dialettico con quello di altri individui, rientrano tutte all' interno di uno stesso sistema di norme.

A questo punto è lecito interrogarsi, oltre Foucault e grazie a Foucault, se sia lecito o meno attendersi una qualche salvezza in questo freddo reticolo individuante e normalizzante. La mia risposta è affermativa. Per esser tale deve essere tassativamente una salvezza dell' irriducibile o dell' eccezione. Anzi essa si radica sull' assoggettamento delle masse. Il limite di certo approccio marxista è quello di essere non solo una filosofia sulla norma, ma anche della norma. Ciò lo intrappola in una unilaterale visione pseudo-scientifica o proto-oggettiva, all' interno della quale l' uomo perde uno dei suoi volti di luce.

L' uomo deve cercare la sua umanità, secondo il nietzschiano "facciamo un tentativo con l' umanità", perché non ha con sé più alcun Dio che gli indichi come portare a compimento una umanità pre-stabilita. Nel progettare la sua umanità, egli è esposto alla cattura di questa umanità in dispositivi di potere sociale. Questa ricerca è l' epifenomeno dell' essenza storica dell' uomo. L' uomo diviene, e le strutture di potere sono l' ermeneutica che di volta in volta sciolgono l' enigma su cos' è l' uomo. Per questo quella di Foucault è un' archè-ologia o una genealogia. Foucault cerca l' origine delle determinate forme di esistenza politica dell' uomo che si danno di volta in volta nella storia.

Viene da sé quindi che cercare una liberazione definitiva dell' umanità, sovra-storica, significa intraprendere l' impossibile opera di rianimazione del vecchio Dio, e con lui di un umanità definita una volta per tutte. La macchina mitologica di Foucault quindi, sarà sempre qui ad infliggerci l' eterna pena di Sisifo, perché l' uomo è animale storico, e all' interno di questo spazio del divenire, l' umanità dell' uomo viene interpretata necessariamente in strutture di potere. Ma non indica piuttosto questo decreto mitico, la via autentica per la nostra liberazione?

by Gingko

domenica 1 marzo 2009

Il tribuno del popolo (televisivo) n.1

Lista di personaggi della tv troppo imbecilli per essere veri. O al contrario: troppo imbecilli per non essere veri. Anzi: troppo imbecilli per non essere morti.

In ordine di apparizione:
-Massimo Giletti. Iudicatio istruttori: non recuperabile;
-Simona Ventura. Iudicatio istruttori: non recuperabile;
-Mike Bongiorno. Iudicatio istruttori: con l'attenuante della vecchiaia;
-Fabrizio Frizzi. Iudicatio istruttori: con l'attenuante del cognome;
-Aldo Biscardi. Iudicatio istruttori: con l'attenuante dell'essere sopravvissuto.

Pene comminate, rispettivamente:
- dono temporaneo di facoltà intellettive con annesso obbligo di riascolto dei suoi talk show domenicali al pieno delle facoltà.
-le si toglierà il trucco, e le sarà cancellata la memoria. Poi sarà obbligata a lavori domestici assistendo contemporaneamente alla trasmissione dei suoi programmi. Ogni volta che penserà "che oca la conduttrice", riceverà una scarica elettrica non mortale;
- non si ritiene di poter procedere; per fare opera di utilità sociale sarà tuttavia inserito in un reality show insieme a Sgarbi, senza altri partecipanti.
- si sancisce il divieto di procreare, purtuttavia può rimanere in libertà;
-non si procede per assenza di giurisdizione: il caso verrà spostato al tribunale degli animali.

sabato 28 febbraio 2009

Ego te baptízo

Questo blog ha due referenti principali: alceverde e gingko.
alceverde è una specie di amministratore delegato, gestisce in delega il blog e pubblica i post.
Contemporaneamente è redattore insieme a gingko: sia alceverde che gingko scrivono post.
Dato che il primo post di gingko è stato appena pubblicato, si ritiene da questo momento effettivamente costituito questo blog.
Clap clap clap e clap.


Tuttavia è confermato- per il momento- il carattere di cellula staminale di Michelino Foucault. Nessuna decisione sull'impostazione che assumerà è stata ancora presa.

La Direzione

Sull'apporto salvifico del pop più nudo

La canzone nella sua forma più nuda, spoglia,banale, merita uno sguardo teologico. Non è difficile rinvenire in essa elementi inquietanti e, non di rado, ci si offre in un orizzonte minacciato da fitte ombre. La si può fischiettare in macchina, certo; ma che il suo ruolo sia mortifero e congestionante, anestetico e oppiaceo è altrettanto evidente. Questa irriducibile ambiguità deve essere guardata più da vicino.

Il principio di questa ambiguità è la sua nudità. Il nudo è lo scheletro. E' ciò che si recupera dopo una violenta scarnificazione (ogni scarnificazione è violenta). Il concetto di scarnificazione rimanda alla rovina, o riduzione a carne morta, di ciò in cui prima pulsava di sangue vivo, e che reggeva sullo scheletro. La nudità quindi contiene al suo interno una struttura di raddoppiamento: le ossa nude deposte affianco alla rovina della carne asportata. Lo scheletro e l' appendice inservibile. Ma questo sdoppiamento non è altro che l' unità dell' inconciliabile.
La canzoncina breve ed in sè conchiusa è quindi la testimonianza nuda scheletrica e violenta di un passato (sempre logico e non cronologico) florido e grasso. E' quindi la morte. Al fondo di un' esistenza così spettrale, dove scovare la salvezza? E' bene dire da subito che la canzoncina non salva. Essa ha invece una funzione iniziatica ed introduttiva alla salvezza. Sta alla salvezza in un rapporto di rinvio. Ma questo rinvio innesca un cortocircuito. La salvezza cui allude non è mai posseduta; essa rinvia a sua volta alla nudità della canzone generando un circolo forsennato. Le spoglie annoiate del suo lessico essenziale, le sue strofe semplici e quadrate, il suo incedere cristallino, come cristallina sa essere solo la morte, è fallato da un buco. In questo modo il cantautore piatto e gradevole provoca suo malgrado un foro logico. Il fondo nascosto di quella nudità, scrutabile solo attraverso questo foro, è la salvezza. L' esorcismo degli spiriti diabolici, e quindi di ogni Spirito, getta un fascio di luce sugli spiriti a venire. Su questo a -venire si libra incerta la canzone pop. Si tratta di una promessa. Ogni promessa infatti prende le mosse da un ineffabile. In tal caso l' ineffabile è questa nudità imperscrutabile. La canzone in causa canta il sole, le ombre, il fanciullo, il freddo, l' amore, il vento, la tristezza. Ha a che fare con elementi ultimi, di fronte a cui l' esistenza, mai paga di elemnenti ultimi eppure impossibile senza di essi, non può che porsi una domanda. Il cane, la carezza, la morte, il respiro, la voce, tutti questi pretendenti allo status di elemento sono in realtà i segni (simulacri) originari del nostro appartenere al mondo. Cos' è questo sole che il poeta canta, proprio nell' immediatezza del messaggio più povero e banalizzato? In cuor nostro sappiamo che proprio ciò che è taciuto, ciò che ci si presenta in tutta innocenza e purezza è ciò che è più degno d' interrogazione. Questo è il foro, l' apertura praticata esattamente nel cuore della nuda poesia, da cui ci si attende salvezza nella misura in cui sempre di nuovo siamo chiamati a rispondere alle domande che la parola più spensierata e simulacrale pone.

by Gingko