domenica 30 agosto 2009

Datemi 'l mmartelloow; a chi piace a meeeeeah; mmamMMhaaa; e altri mugolii da boom economico

Doors? bah, Take a real trip, get Rita (number I)

Amphetamin Rita-I'm really fuckin' high (number II)

Rita Pavone la teoria dell'evoluzione come cazzo se la spiega, eh? ehhh??

Darwin come here, come on! We have a problem high about a meter.

p.s. Che viscidoni.

venerdì 14 agosto 2009

snap your fingers and Pop!

Visioni di persone sconosciute che ci guardano quando chiudiamo gli occhi e che sono nel nostro letto e parlano verso di noi, mentre noi le guardiamo da un lato terzo.
Riapri gli occhi, con quella sensazione alla schiena.
Ci vorrebbe qualcosa di caldo, posto che non si trasformi.

lunedì 10 agosto 2009

“Ho avuto tutto/non ho avuto niente dalla vita”. Logica tassonomica della vita, le sue strategie, il suo superamento nella comunità silenziosa.

C' è un certo modo di quantificare l' esistenza che misura la "qualità" della propria vita, e lo fa in base a quanto si è avuto da essa, o in base a ciò che essa ci ha negato. Questa lettura della vita la presuppone già del tutto trasfusa in un articolo di vendita. Osservata, valutata, pesata, stimata, l' esistenza è investita da una quantità di valori (nella sua doppia ma sostanzialmente cooriginaria accezione etico-economica) distribuiti su un catalogo, che rimandano ad esperienze-oggetto da conseguire e da accumulare sulla carta-punti della vita. Unico ambito premio la soddisfatta morte pre-calcolata.

Immaginate uno spazio delimitato, i confini a contenere una superficie che al momento della propria nascita biologica sia completamente vuoto. Cresciamo, questo spazio comincia a venire occupato da oggetti, esperienze, merci, relazioni, che vengono così a riempire mano a mano questo spazio immaginario dell' esistenza. Gli oggetti contrassegnati da un marchio certificato, passati al vaglio di una perizia di stima, vengono inseriti all' interno di questo spazio, come in un mosaico; le tessere che non possiedono tale certificazione vengono accuratamente escluse dal questo grottesco mosaico dello spazio vitale, vuoi mediante la rimozione dalla memoria, la menzogna collettiva, il rimpianto, la valutazione negativa (quantificazione soggettiva od oggettiva di una porzione di esistenza che ha come esito un mediocre valore, tessera da scartare). Ci si augura che questa superficie venga saturata con le tessere "giuste" prima della propria morte. Questa è l' aspettativa media dell' uomo secolarizzato, tecnicizzato, disincantato. Ma, fatto ancor più infelice, è l' aspettativa media delle persone che quotidianamente ci circondano, con le quali un tempo speravamo intensamente in una comunità dello spirito, una silenziosa complicità di destinazioni, un' assegnazione superiore della propria esistenza, che si allontana dalla sfera del mondano quanto più si avvicina a quella di un rinnovamento antropologico. L' uomo assegnato ad una esistenza a-venire, da compiere, ad un destino insomma, l' uomo che ha destino, è spesso contrassegnato da quest' ansia di rinnovamento antropologico. Rousseau si auspicava che l' irrecuperabile stato di felice originaria innocenza fosse recuperato ad un livello più alto, nello stra-potere dell' uomo che ha il suo essere nella volontà generale. Così Nietzsche attendeva che l' uomo divenisse oltre-uomo, un uomo che non riconosce più l' appagamento del suo agire in opere particolari, determinate, in propositi definiti e rassicuranti, ma che piuttosto forgiasse il fine insieme al mezzo, che il suo agire ed il suo pensare apparentemente insensati si rivelassero in attesa di senso, in creazione di senso; aldilà del bene e del male, ovvero aldilà di un fine determinato, dritti verso l' incondizionato.

Personalmente, stimo l' uomo-nuovo con più alto potenziale distruttivo nei confronti dell' epoca attuale essere un uomo che rifiuti e faccia saltare l' estetica della vita come mosaico-con-tessere di cui sopra, e di conseguenza la logica dell’ avere e del non avere qualcosa dalla vita, che tratta la materia dell’ esistenza come materia prima per la propria “realizzazione”. Le sue clausole devono esplodere contro il muro del presente. Questa mia alta speranza in primo luogo attraverso il rigetto violento di ogni temporalizzazione mercificante del tempo della vita. Rifiuto dei ricordi-di-vita, della distinzione della propria esistenza in stadi e fasi, che è falsa ed astratta, dell’ impacchettamento della propria esistenza che avviene mediante fotografie, oggetti-ricordo e ricordi-oggetto, filmati. L’ immagine dell’ esistenza adeguata a questo rifiuto non sarà più il segmento su cui disporre i propri desideri, le proprie soddisfazioni, le cose che la vita ci ha dato con il rimpianto per ciò che ci ha negato, ma bocciolo che si schiude senza sosta, diffidando della morte. E non si schiude in direzione di desideri, perché non ne ha. Non offre i suoi colori alla festa della realizzazione, perché non conosce realizzazione e la fugge. Non accumula ricordi, traguardi aspirazioni, perché il suo stelo pulsa di una vita più ricca . Il fiore punta oltre se stesso, punta allo scompaginamento dei suoi petali, agisce in tutte le direzioni non crede nel passato, nell’ appagamento, nel piacere, nel corpo o nell’ anima. Spalanca i suoi petali alla ricerca di una forma d’ espressione, ricerca quella peculiare comunità di destini che è ambiguo ma non errato definire “amicizia”. Non riempie con delle tessere- desideri uno spazio vitale già delimitato, ma spinge il suo sguardo intorno a se, e modella il suo orizzonte in base alla profondità di questo sguardo. Non vuole, offre. Non chiede, offre. Non vive, stra-vive, accanto e sopra quella vita martoriata e vilipesa dalla quale il più delle volte si chiedono piaceri, stupidi ed insulsi colori, felicità, salute.

Ma la vita è avida di se stessa, e non ama venire strumentalizzata in questo modo. Essa dimostra sempre il suo eccesso di potenza, è la malattia venerea che contagia ed uccide ogni idiota edonista. Li sovrasta con la morte, con la sovrabbondanza del poetico, e gli dimostra che le soddisfazioni ed i piaceri che essi cercano non è lei ad offrirli, ma è anzi l’ oblio di essa a renderli possibili.
I cultori del vantaggio, dell’ arguzia, i filatori di convenienze, di successi, di amore per la vittoria e disagio per la sconfitta, chi “gioca la partita della vita”, chi compete, chi misura le situazioni e le esperienze, chi preferisce, chi giudica, chi gode ed è soddisfatto, chi esecra e liquida qualsiasi cosa con un giudizio netto, chi è deluso o piacevolmente sorpreso da una faccenda, gli apologeti della vita vera e degna di essere vissuta- tutti questi sottoprodotti dell’ attualità, dotati di un confuso orgoglio anti-sacrale, vivono nel definitivo oblio della donazione gratuita. Ed hanno anche pianificato ingegnosi stratagemmi per ridurre la donazione gratuita ad un paradigma melenso e trito- il loro paradigma!- in modo tale che persino l’ uomo più coraggioso prova un senso di disagio e di pudore nell’ affermare il primato di questa gratuità. Si sono impadroniti del linguaggio; potendo, ed a ragione, denigrare il concetto di incondizionato che loro stessi hanno contribuito ad infangare, lavorano per l’ oblio dell’ autentico incondizionato. Di volta in volta la si etichetta come banale cristianità, sentimentalismo, le pubblicità ed i libri di regime sono pieni di scherno e di de-qualificazione del gratuito, dell’ assenza di senso. E tutto questo non fa che squalificare preziosi frutti come il cristianesimo, il romanticismo come rivoluzione anti-meccanicistica, anzi ne cancella ogni traccia sostituendoli con delle sentinelle-fantoccio del tutto innocue.

Cogliere le dinamiche di questi stratagemmi, aldilà di ogni timore di essere fraintesi, è il lavoro preliminare a qualsiasi attesa di salvezza futura. Organizzare comunità silenziose in cui gli individui non riconoscono i loro pari in base alla conformità a certi caratteri espliciti- che sarebbe utilissimo poter riscontrare ma che purtroppo in questi casi sfuggono a qualsiasi individuazione razionale- ma in base alle loro produzioni artistiche, è la premessa politica di una nuova politica.


GINGKO