giovedì 5 marzo 2009

concentrato-succo-frullato-flambè.

[considerati i temi toccati da gingko, considerato che questo blog è ancora agli albori, considerato che non ho nemmeno un'idea chiara/sicura nè l'arroganza di credere a quello che scrivo, Vista la legge sulle pari opportunità, Visto il pisello delle statue greche, visto blob l'altro ieri sera, Dato che ho appena bruciato letteralmente uno scarafaggio vomitoso-bleah]:

Va combattuta ogni ipocrita opposizione al regime, o al “sistema”. (Con ottica generalista) i gruppi politici del centro sinistra, e a maggior ragione dell’attuale sinistra che si connota per la sua matrice essenzialmente sterile e strumentale- vanno letti per quelli che sono: manifestazioni di regime, circo. Analogalmente la cosiddetta opposizione artistica, musicale, come il caso dei cantautori delle vite a margine e degli esclusi, va considerata come del tutto fuorviante. L’orizzonte del potere che loro contestano è limitato, di conseguenza la loro critica è inutile, falsa. Il potere politico, nel senso greco del termine “politico”, non può che identificarsi in ogni relazione fra uomini che l’umanità si è data nella sua organizzazione generale. Se si decide di orientare consapevolmente la condotta umana, non si può che partire dalla comprensione del funzionamento dell’intera rete di relazioni umane, così come si presentano in un dato istante storico. Un “ribelle” che non studia e non pensa, è quanto di più deleterio possa esistere. E’ strumentale allo status quo. Peggio: è morboso. Le scritte nei bagni “ribellarsi è giusto e naturale” spaventano per quanto sono miopi (il termine “giusto”, il termine “naturale”).
La limitatezza e inadeguatezza dell’attuale ceto intellettuale a suscitare cambiamenti di sorta, è mostrata dal sopravvivere di una ridicola concezione dell’arte. Ad essa si attribuiscono funzioni che nella prassi si snobbano. Si dileggiano. L’arte continua ad essere identificata con pratiche quali la scultura, la musica, la pittura, ecc. L’oggetto d’arte permane racchiuso all’interno di una cornice, anche quando questa cornice viene intenzionalmente cancellata dall’artista. L’arte premoderna sopravvive senza alcuna ragion d’essere, a detta dello stesso “fare” del mondo dell’arte, che pur di umiliare il pubblico, umilia giustamente sé stesso chiudendo merda in un barattolo e chiamandola opera d’arte. La stessa pop art può essere letta come tentativo di spostare il centro focale dell’attenzione del pubblico fuori di sé, reindirizzandolo verso il resto della società. In generale tutti i presunti artisti che con le loro opere cercano di fuggire dalla tela, in quanto non sia solo mera opera di marketing (o al contrario ancor di più quando così è), tentano di urlare che l’uomo sta guardando dalla parte sbagliata.

L’arte odierna non può allora essere circoscritta ai musei. Va anzi ricercata ovunque: negli indirizzi di politica economica, negli hedge fund, nelle mature corporation, nell’evoluzione del diritto così come nelle tecniche pubblicitarie e videoludiche. La tecnica ha preso il sopravvento.(??)
Ogni oggetto d’arte è sempre ideologia e propaganda, nella misura in cui partecipa di una certa visione del mondo, spesso composita e inconsapevole;
- L’oggetto d’arte ha una funzione critica, quando consapevolmente mostra i limiti di una certa visione del mondo, non necessariamente per negarla.
-La sincera opera artistica assolve sempre una funzione di ricerca, in quanto descrive (in uno dei tanti modi possibili) una situazione e in quanto cattura e rilascia un preciso spettro di impressioni nel pubblico;
- Per il tipo d’uomo “nichilista”, l’unico modo d’essere dell’arte che gli è consono consiste in una qualche sorta di giustificazione del mondo. Non in senso reazionario, ma in senso esistenziale. Una rappresentazione artistica, mostrando uno scorcio di vita isolato da un preciso contesto e ornandolo con una poetica il più possibile intuitiva ed affermatrice, concede dignità alla vita stessa e rende possibile la sua accettazione con rinnovata energia.

Nell’ispirazione del lavoro di ricerca che vuole scoprire le meccaniche dei poteri e ha come orizzonte finale irraggiungibile l’indirizzare consapevolmente l’azione umana vi è una furia progressista che a sua volta va osservata e indagata, e che è – at the end of the day- probabilmente il lascito di una vocazione metafisica incomprimibile.
Per ora il traguardo più importante raggiunto è che l’uomo si guarda allo specchio e non si riconosce più come un “uno”. Si guarda allo specchio e non vede un "individuo" unitario. Ritengo sia molto.

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