venerdì 29 gennaio 2010

Il cristianesimo (ri)velato

Il cristianesimo è lil paradigma storico della truffa, se per truffa si intende lo spacciare qualcosa per qualcos' altro. O meglio, più che un' immagine deformata ne abbiamo un' immagine perfettamente (non ho mai visto una perfezione più perfetta di questa) opposta. Questo anche perchè il cristianesimo è l' impossibile, e si può ben capire almeno questo: che ciò che è impossibile da mostrare, perchè continuamente coperto, ciò che è massimamente esposto alla sua inversione, ciò la cui essenza (per la stragrande maggioranza degli uomini) consiste nell' inversione simmetrica della stessa essenza, il bimbo nato capovolto (o morto) - il cristianesimo insomma - non potrà che rivolgere a chi lo guarda che il lato velato, la copertura. Il fatto che questo velo copra qualcosa è stato totalmente obliato, o in ogni caso lo sguardo non è mai stato portato abbastanza vicino a ciò che è stato coperto prima della sua copertura. Fortunatamente, per quanto soggetti a traduzioni deformanti, per quanto siano già il risultato di una selezione politicamente orientata (non c' è nulla che non lo sia, tutto si copre non appena viene a sorgere), i Vangeli mantengono almeno l' indicazione della direzione della provenienza di ciò che viene aperto. Se si vuole andare a guardare, e svegliarsi da questo coma semi-volontario, e dall' oblio che sistematicamente è preparato per noi, quella resta ancora una valida opportunità. Chi ha orecchi intenda.

Gingko

Contro l' impostazione del problema della lotta come dialettica istinto- maschera.

critto sotto l' ispirazione irritata di questa firma:

"La crudeltà si cela nei nostri istinti, e il fanatismo è una maschera della crudeltà."

Istinti e maschere, una maschera della schiavitù delle virtù liberali. Istinti e maschere sono qualcosa con cui sarebbe il momento di cessare di giocare. Gli istinti contrassegnano l' essenza nuda e addirittura nascostadell' uomo, niente di più presuntuoso e cieco. La maschera starebbe sopra l' istinto, come il trucco su un brutto volto, e che come il trucco non farebbe che peggiorare le cose. La corrispondenza psicologica tra i due è l' inferenza più debole che si possa trarre riguardo le cose umane (e divine). L' uomo proverebbe una vergogna naturale per i propri istinti, e cercherebbe invano di coprirli con le maschere. Da dove proverrebbe questa vergogna?
Io credo che questa degli istinti e delle maschere sia un' enorme macchina bellica per colpire il proprio nemico, che di volta in volta può essere il "nevrotico cristiano" o il guerriero iperattivo. Di qui emerge chiaramente che questa macchina può essere assemblata solo sull' oblio sistematico dell' appello oggettivo cui di volta in volta rispondono il cristiano o il guerriero. Ma d' altra parte, è la stessa macchina che rende inoperanti questi appelli, ed ha tutto l' interesse di ridurre il cristianesimo e la guerra a pura superficie. Quelle che noi chiamiamo nevrosi del corpo, totalmente biologizzate, soggettivizzate (dalla parte dei soggetti), non potrebbero forse essere dei sintomi (concediamo pure di chiamarli così) di un appello indicibile cui il corpo risponde? Certo, pochi hanno orecchi per questo appello, e questo non fa che rafforzare l' indiscutibilità dogmatica della teoria fondata sulla macchina da guerra dell' istinto-maschera.
Gli istinti sarebbero sotto, sopiti sonnecchierebbero sotto le maschere, borbotterebbero impazienti, attenderebbero infidi di colpire attraverso di essa visto che per un inspiegabile pudore non possono colpire a piede libero. In tutta sincerità, io non ho mai visto un istinto dietro la maschera; "dietro ogni maschera ho trovato sempre un altra maschera". Come? La forza bruta, bestiale, sarebbe quella di chi tira pugni senza maschere? Ma guardiamo un po' più attentamente questi tira-pugni, proviamo con un po' di indiscrezione a vedere se siano davvero senza maschera. Ogni nuda difesa della propria vita, non ha già la "maschera" dell' orgoglio. Ci sono crudeltà mascherate? Io vedo solo maschere di crudeltà. Il punto è che nessun istinto avrebbe motivo di vivere in un corpo senza maschere. Il punto è anche molto semplicemente che questi istinti non esistono. "Gli istinti sono ragioni dimenticate", e le ragioni, si sa ("aver ragione di...") sono tutt' altro che innocue. Solo le ragioni possono far la guerra. La guerra è sempre tattica, la vita nuda e cruda aspirerebbe (ammesso che ci sia da qualche parte una cosa simile) piuttosto alla sua morte.
Osserviamo perspicuamente le conseguenze belliche e strategiche della logica dell' istinto-maschera. Ma questa è una pappardella la cui fonte è quella sempre utilissima di Michel Foucault.
Inotre, quella dell' istinto maschera è una logica oggi così diffusa che ci si rifiuta addirittura di riconoscerlo. Questa logica di origine (a volte nobile) tardo ottocentesca, informa completamente le nostre zucche vuote, con rarissime eccezioni, tanto da essere addirittura la condizione indispensabile di qualsiasi comicità, cinismo da accatto, o retorica ironia amara. E' una forma mentis indispensabile ad una società che pratica un' eugenetica silenziosa e senza tecniche, che consiste nella partizione quasi automatica (e a volte spontanea) della popolazione in falliti e in chi consegue il successo, ovvero va in porto, è libero di usare violenza a viso aperto.
Argomento semplice, quasi povero, ma centratissimo contro questa logica, è poi quello per cui non si vede il motivo per cui una crudeltà apertamente esercitata dovrebbe essere più legittima di una sottile ed imbellettata. Se il territorio è quello della guerra totale, si combatta anche partigianamente, si dimostri che il più forte non è il più forte in ogni senso. La figura concreta della lotta dei vinti contro i predatori è quella del veleno del serpente iniettato nelle larghe vene del leone.
E' certamente vero che questo paradigma funzioni e fili liscio come l' olio. Ma proprio per questo si deve sospettarne. Se fila via liscio è perchè ha enormi effetti di potere, perchè nella sua estrema grossolanità può giustificare le discriminazioni più sanguinose (se penso a quante volte Nietzsche, l' insondabile Nietzsche è stato virato in questa direzione, anche se non significa che il suo sia un pensiero di per sè estraneo al sangue).
Si crede, un po' superficialmente, che mentre l' esito di una violenza meschina, trattenuta, sia il fanatismo, la violenza aperta - che si riconosce come tale! una violenza capace di vedere! - sfoci in un virile ed onesto duello cavalleresco, non partigiano, che non miete vittime civili. Pur prescindendo dall' evidenza che questo pregiudizio sorge da un sospetto fin troppo radicato nei confronti di tutto ciò che è interiore, che è difficile a dirsi, che è indisponibile nel suo ritrarsi, femminile, reticente, tale credenza è semplicemente falsa. La violenza a viso aperto è piuttosto quella che fonda il potere o, che è poi lo stesso, che è fondata dal potere. Il raccoglimento della violenza nell' immagine, nel simulacro della forza, in una parola l' autorità. L' autorità colpisce sanguinosamente le sue vittime, e senza vergogna, perchè ha dalla sua il diritto, il fondo giuridico, la legittimazione. L' autorità, il forte che in quanto forte sconfigge senza stratagemmi o mezzi sotterranei, non chiama mai la sua violenza ingiustizia. Autonomina la sua violenza "salute"; essa colpisce per ristabilire l' ordine del vivente, annientando o escludendo la "vita indegna di essere vissuta", la sua è una economia del vivente, della vita sana, del corpo sano che espelle le sue tossine ed i suoi parassiti, che sono "troppo deboli" per non provare risentimento, poveri pidocchi che si dibattono e non possono che battersi "slealmente".

Gingko

lunedì 18 gennaio 2010

schiaccia il pow

"abbandonate le vostre speranze e i vostri timori, partite per le strade..."
- e morite vivendo?
...Un'alternativa?
Null'altro vi è.
Senza scelta, senza scampo, senza indugio.
La vita è troppo effimera per contrapporsi alla morte.
Senza la tensione.