mercoledì 4 marzo 2009

Omaggio al Nume Tutelare - La politica come rischio (seconda parte)

L' ermeneutica della nuda vita contiene infatti due rappresentazioni. La sua origine è l' inesauribile processo di interpretazione dell' uomo, che gli affida storicamente la sua umanità. Questo però rende possibile da un lato l’appropriazione del monopolio di questa interpretazione da parte del potere. Dall' altra poiché questa interpretazione si estende all' infinito, non si esaurisce mai in un' unica forma del potere, anzi continuerà ad eccederla. Quindi la nuda vita è insieme la catena che ci tiene legati al potere e la scure che ci libera sempre di nuovo da esso. Per questo motivo il potere descritto da Foucault è così potente ed insieme così fragile: esso è così duttile da applicarsi ad ogni forma di esistenza, anzi da generarle per potersi applicare ad esse, ma insieme per fare questo deve continuamente mettersi in discussione e rinnegarsi. Ora, c' è un luogo in cui questo processo di auto-smentita subisce un' accelerazione fulminea. Questo luogo è l' arte.

Nell' arte emerge l’eccedenza dell’ermeneutica della vita. Da essa non viene fornita alcuna soluzione particolare riguardo al "divenire ciò che si è". Il suo compito è invece quello di far apparire l’eccedenza di questa domanda (la domanda su cosa costituisce l’umanità dell’uomo) rispetto a tutte le sue risposte. In tal modo nell’arte, la vita viene raccolta in una forma così esemplare della sua eccedenza, da esibirla come refrattaria ed irriducibile ad una forma particolare, e quindi disponibile ad accoglierle tutte quante. A questo punto è chiaro quanto sia peculiare la salvezza cui mi riferisco quando parlo dell' arte. Una salvezza tutt' altro che rassicurante, che racchiude in sé l’estremo contenuto liberatorio ed insieme l’estremo contenuto dispotico. Più che di salvezza, sarebbe corretto parlare di rischio. Infatti, l’esposizione della vita soggetta ad inesauribili interpretazioni, è insieme esibizione della necessità che essa venga assoggettata di volta in volta a poteri diversi, e che essa se ne liberi sempre di nuovo. Questo arrischiarsi nella ricerca dell’umano, non fornendo particolari risposte, ma ostentando la sua inafferrabilità definitiva, è il compito dell’arte e deve divenire il compito della politica. Nietzsche per primo indicò la via nel tracciare i principi della "grande politica" o della politica come tentativo con l’ umanità. Il nazismo ha mostrato volto mortifero di una politica come rischio che non mette a rischio se stessa. Debord e i situazionisti, per primi hanno realizzato l' identità tra arte e politica, facendo irrompere le avanguardie tra le maglie della società dello spettacolo, politicizzando il gioco.
Non è un caso che Foucault chiami l’unica forma di resistenza che sembra prospettare "arte di non essere governati". Ed il suo sorriso ne è una testimonianza.

Gingko

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