sabato 28 febbraio 2009

Sull'apporto salvifico del pop più nudo

La canzone nella sua forma più nuda, spoglia,banale, merita uno sguardo teologico. Non è difficile rinvenire in essa elementi inquietanti e, non di rado, ci si offre in un orizzonte minacciato da fitte ombre. La si può fischiettare in macchina, certo; ma che il suo ruolo sia mortifero e congestionante, anestetico e oppiaceo è altrettanto evidente. Questa irriducibile ambiguità deve essere guardata più da vicino.

Il principio di questa ambiguità è la sua nudità. Il nudo è lo scheletro. E' ciò che si recupera dopo una violenta scarnificazione (ogni scarnificazione è violenta). Il concetto di scarnificazione rimanda alla rovina, o riduzione a carne morta, di ciò in cui prima pulsava di sangue vivo, e che reggeva sullo scheletro. La nudità quindi contiene al suo interno una struttura di raddoppiamento: le ossa nude deposte affianco alla rovina della carne asportata. Lo scheletro e l' appendice inservibile. Ma questo sdoppiamento non è altro che l' unità dell' inconciliabile.
La canzoncina breve ed in sè conchiusa è quindi la testimonianza nuda scheletrica e violenta di un passato (sempre logico e non cronologico) florido e grasso. E' quindi la morte. Al fondo di un' esistenza così spettrale, dove scovare la salvezza? E' bene dire da subito che la canzoncina non salva. Essa ha invece una funzione iniziatica ed introduttiva alla salvezza. Sta alla salvezza in un rapporto di rinvio. Ma questo rinvio innesca un cortocircuito. La salvezza cui allude non è mai posseduta; essa rinvia a sua volta alla nudità della canzone generando un circolo forsennato. Le spoglie annoiate del suo lessico essenziale, le sue strofe semplici e quadrate, il suo incedere cristallino, come cristallina sa essere solo la morte, è fallato da un buco. In questo modo il cantautore piatto e gradevole provoca suo malgrado un foro logico. Il fondo nascosto di quella nudità, scrutabile solo attraverso questo foro, è la salvezza. L' esorcismo degli spiriti diabolici, e quindi di ogni Spirito, getta un fascio di luce sugli spiriti a venire. Su questo a -venire si libra incerta la canzone pop. Si tratta di una promessa. Ogni promessa infatti prende le mosse da un ineffabile. In tal caso l' ineffabile è questa nudità imperscrutabile. La canzone in causa canta il sole, le ombre, il fanciullo, il freddo, l' amore, il vento, la tristezza. Ha a che fare con elementi ultimi, di fronte a cui l' esistenza, mai paga di elemnenti ultimi eppure impossibile senza di essi, non può che porsi una domanda. Il cane, la carezza, la morte, il respiro, la voce, tutti questi pretendenti allo status di elemento sono in realtà i segni (simulacri) originari del nostro appartenere al mondo. Cos' è questo sole che il poeta canta, proprio nell' immediatezza del messaggio più povero e banalizzato? In cuor nostro sappiamo che proprio ciò che è taciuto, ciò che ci si presenta in tutta innocenza e purezza è ciò che è più degno d' interrogazione. Questo è il foro, l' apertura praticata esattamente nel cuore della nuda poesia, da cui ci si attende salvezza nella misura in cui sempre di nuovo siamo chiamati a rispondere alle domande che la parola più spensierata e simulacrale pone.

by Gingko

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