venerdì 24 aprile 2009

adieu, mon amour

Il sentimento dell' amore è stato minato ed infine distrutto dalle pretese avanzate dai diritti liberali. L' essenza distruttiva, imperativa e annichilitrice d' individualità dell' amore è stata misconosciuta. Dietro la maschera del riconoscimento delle esigenze e delle differenze individuali, si nasconde una disciplina che ha nella separazione e nella riconoscibilità governabile dei soggetti il suo appagamento. Ma la vera differenza irriducibile dell' individuo non sta in tratti e segnature distintive che lo assegnino una volta per tutte ad una soggettività dominabile; la sua autentica libertà è invece quella di fondersi e separarsi con le cose, nel mangiarle e distruggerle.
Un sentimento d' amore scevro da ogni spauracchio ed inibitore liberale, si appropria ed assoggetta l' amato, lo nega, lo annichilisce e lo uccide; e non esita neanche un attimo di fronte all' idea che ciò valga anche per esso. Anzi, nel momento in cui l' amante è più violento, creatore e dominatore, deve essere pienamente consapevole che si tratta del punto in cui egli stesso è più assoggettato. "Io sono tuo, tu sei mio". L' amore reciproco è omicidio reciproco. Così la democrazia è salva, ma i diritti individuali dileguano. Si faccia attenzione a riconoscere da chi escono frasi come "io sono libero, non voglio impegnarmi", "non voglio amori impegnativi, invadenti", "non deve darmi troppe noie", "sono giovane voglio solo avventure, voglio i miei spazi e la libertà di fare ciò che fa una persona della mia età"; è la feccia dell' umanità. E se state pensando che le mie siano solo "opinioni", orsù, sintonizzatevi su "the club", o su uno qualsiasi dei reality disponibili sul piccolo schermo. Non credo che continuerete a tenere al riparo da accuse analoghe la porzione residua dell'industria culturale.

Gingko

domenica 19 aprile 2009

Napolitano: "basta con i post omnibus!"

Avvertenze: -leggere dopo le 01.00 a.m. a cervello alterato, ascoltando l'ultima traccia di Phallus Dei degli Amon duul II

Sento il bisogno di dirlo: stasera Report ci ha regalato una puntata splendida.
Ho l'impressione sempre più marcata che questo paese cada a pezzi. Nel senso che è quasi irrecuperabile. Sopravvive grazie ad un patrimonio produttivo e infrastrutturale -ereditato- che sta dilapidando. Ed annega sempre più a causa di debito pubblico -anch'esso ereditato- abnorme, insostenibile. Che ambiguità. Mi sembra che l'attuale situazione previdenziale sia abbastanza emblematica. E' una specie di truffa Ponzi. In un sistema c.d. normale funziona che uno versa i contributi per poi riceverli quando conclude la carriera lavorativa sotto forma di pensione. Invece, in un sistema c.d. italia funziona che uno versa i contributi per pagare le pensioni di quelli che ci vanno adesso. Nella speranza che altri dopo verranno a pagare la sua. E nel timore che intervenga una qualche riforma che corregga la distorsione facendo sparire contributi, aumentando l'età lavorativa, riducendo la pensione.
Una cosa che funziona in questo paese? la pastiera di mia madre. Questa battuta non funziona. Funziona l'espressione radical chic, almeno leggendo i giornali. Maurizia Paradiso che alla fine del Chiambretti night sviene in diretta pure funziona.
Insomma, qualcosa ancora va.
Gli Italiani si domandano: Thomas Wolfe è patetico come sembra? Quasi quasi mi leggo qualcosa. Ho sentito di uno in facoltà che ha smesso di farsi le canne ed è passato ai reality tipo la Fattoria. Non so mica quanto ha fatto bene.
Come dice Ghezzi prima che parta la sigla di Fuoriorario: buona visione.
[La sociologia main stream si concentra molto nell'evidenziare la posizione di forza in cui si trovano i mass media come mittenti di un messaggio, ma così facendo lascia scoperta da trattazione un'altra posizione particolarmente aggressiva molto diffusa. Semplificando: è ovvio che, avendo la facoltà di scegliere il "contenuto" di un messaggio, agisca sul destinatario dirigendo la sua concentrazione su questo o su quello. La tutela della libera informazione è volta proprio a garantire un pluralismo informativo e ad evitare che vi sia la capacità di qualcuno di determinare univocamente dove rivolgere l'attenzione pubblica. Mentre non è ovvio che il mittente cerchi di indirizzare anche l'anima del destinatario, cercando di renderlo complementare a se stesso e "internizzarlo". Anche se a pensarci bene è impossibile che ciò non avvenga. Si potrebbe tornare indietro nel tempo e addomesticare i Neandertaliani bombardandoli con Piero Angela. Sono stati fatti studi a riguardo, utilizzando due gruppi di scimmie. Le scimmie sottoposte al "trattamento Superquark" sviluppano sonorità jazz ben 8 volte più velocemente di quelle sottoposte al placebo.]

Non esiste talkshow che non abbia un pubblico in studio. Un pubblico che non si capisce se sia finto, reale, pagante, pagato. Questo pubblico artificiale mima il dover essere del pubblico reale. Il pubblico a casa guarda il pubblico in studio che guarda il talkshow. Apparentemente il pubblico in studio svolge un ruolo positivo, una sorta di Longa Manus del pubblico in casa che si appropria dello spazio che gli spetta in studio, come interlocutore imprescindibile e non trascurabile. Nei fatti finisce solamente per essere eretta un'ulteriore gigantesca barriera fra pubblico a casa e messaggio spedito dallo show in studio. Il pubblico a casa, infatti, permane nella sua condizione di passività e di impossibilità ad intervenire, che viene addirittura accentuata dal filtro del pubblico in studio, in quanto esso pone il tipo che il pubblico a casa deve assumere, la norma a cui deve sottomettersi.
Il pubblico in studio è ormai una parodia del pubblico a casa, che viene ridicolizzato dallo stesso meccanismo che lo ha reso innocuo. Per questo viene sostituito senza problemi da risate e applausi registrati. La funzione educativa è stata assolta talmente bene che per fare economia di costi si possono direttamente inviare segni essenziali, facilmenti decodificabili dal soggetto oltre lo schermo: "ora ridi"(risate) "ora indignati" (faccia seria del conduttore-intervento forze dell'ordine) "ora annuisci con la testa" (gli applausi).
Certamente il soggetto a casa non è meramente passivo, e difficilmente un individuo che guarda un programma scelto a caso (che non "elegge" lui) può finire per ridursi nello stato comatoso del pubblico artificiale. Altrettanto certamente, tuttavia, è di continuo costretto a tenere alto il suo senso critico (o senso extra-spettacolo perchè costruito al di fuori di quello spettacolo, anche detto senso-ragno perchè suona "hero") per resistere alla pressione della maschera che lo show gli impone.

Nelle soap opera, dove larga parte dei segni viene offerta dall'uso delle musiche, la presenza del pubblico diviene palpabile grazie all'incompetenza recitativa degli attori congiunta alla inverosimiglianza della sceneggiatura. In questi casi tutto diviene fatto su misura di un certo tipo di pubblico, a cui lo spettatore a casa deve uniformarsi se non vuole essere escluso. Il pubblico da soap opera non esisteva prima della soap opera stessa, è la stessa tipologia delle soap opera a crearlo appositamente. Oppure boh?

p.s.
il presidente della Repubblica giustamente non approva questo post. E neanche io.

giovedì 9 aprile 2009

erotizzazione, potere, auraticità

Nella puttana il sesso finisce di essere distribuzione di poteri e disuguaglianze, purificato dal grasso, dal rumeno. Nelle prestazioni sessuali gratuite, inversamente, vengono a collidere tutte le istanze erotiche che rendono possibile una silenziosa ripartizione di ruoli. Non intendo qui evidentemente alludere a figure o "personaggi" del sesso. Piuttosto le possibilità dello scambio sessuale, a seconda del luogo in cui vengono indirizzate, creano spazi in cui il soggetto è inchiodato in una frustrante sottomissione ad un gioco di poteri. In effetti, l' esperienza è più comune di quanto sembri, basta osservare all' interno delle proprie frequentazioni le direzioni dell' attenzione, gli oggetti, le tipologie di discorsi, le decisioni che vengono polarizzate dalle possibilità sessuali. E non si limiti qust' influenza solo alle relazioni con l' oggetto del proprio "desiderio" sessuale. Difficilmente un uomo goffo ed impacciato si rapporterà al conquistatore di turno del tutto liberamente e creativamente. Non in un luogo di conquista, ad esempio, dove si limiterà ad una funzione di sfondo. A causa del quell' uomo goffo sarà del tutto esteriore ed accidentale, un incidente, sarà meno essere, sarà ontologicamente più povero.
E' la sottomissione a giocare qui un ruolo fondamentale. E nel sesso il suo principio è analogo a quello del diritto bellico. La sottomissione della donna mediante la verga, fonda il diritto patriarcale ed il dominio sovrano del fecondatore su tutto e su tutti. Solo per questo motivo il casto è immediatamente anche l' eunuco o l' effemminato; egli si trova altrettanto sotto il dominio della verga del fecondatore, attraverso la mediazione negativa della donna che gli è sottratta. Il potere sovrano o l' essere, che qui è lo stesso, risiedono interamente in quella verga dominatrice; o al più, nelle società in cui la condizione femminile è "emancipata", nella coppia. Solo nella misura in cui la società in questione è liberale la critica deve scagliarsi contro la coppia, piuttosto che esclusivamente sul dominatore. Si tratta di tracciare così una figura in cui sia possibile, per parlare alla maniera di Benjamin, una perdita dell' aura nella coppia sessuale,che fonda ed insieme gli viene conferita dal potere, che andrà in rovina insieme ad essa. Lo spunto di Benjamin è interessante sotto molteplici punti di vista, in particolare nell' avvicinamento (di cui nel caso dell' arte è responsabile la tecnica) che dissolve e manda in rovina ogni aura. Si tratterà quindi di rintracciare uno strumento -il quale non credo, come nel caso dell' arte, possa essere circoscritto alla tecnica - che riesca a liberare la rappresentazione sessuale da tutto ciò che di grande, principesco e regale l' avvolge.

Gingko

enjoy the silence

Quest' uomo, un Re, porta una corona, indossa un mantello, stringe tra le mani uno scettro. Il re è colui che ha vasti possedimenti, e riposa vegliando sulla stabilità del suo possesso. Il possesso di questo re, la terra su cui affonda e si impianta il suo trono è la caverna, il prato battezzato dal sole, la marina sospirante, le camere del palazzo di roccia nel colloquio secolare con il tempo del mare.
Il re è anche chi ha la potenza. Ma in questo re, la potenza è nascosta, forse solo accennata. La potenza non è qui nell' accenno a qualcosa che sta arrivando, che viene, nè tantomeno figura schizzata e imperfetta di una potenza esemplare. Il nascondimento della potenza è qui l' unica potenza possibile nel regno naturale che questo re attraversa. La regalità di questo re èquindi di tipo particolare. E' una regalità del grottesco, non come potenza squalificata, pompa magna svergognata. Tuttavia questo re è goffo. Su di sè non può che accogliere rispetto, ma non di certo ammirazione (come considerazione sottomessa). Il suo contegno goffo-grottesco è in qualche modo determinato dall' attraversare il respiro di una natura estremamente presente, iper-presente. Il re la attraversa camminando, il suo scettro diviene bastone di sostegno, il suo mantello riparo dallo sferzare che si fa breccia delle brezze, calde o fredde. Questo camminare non si fa ancora raccogliere da quel respiro. In qualche modo il padrone di quelle vaste terre e di quel vasto silenzio si rivela esserne assoggettato. E l' espressione di questo re è dimessa, il suo passo incerto.
Le relazioni tra il potere, il re, il possesso, vengono scompaginate e disordinate, e tutto ciò a causa dell' eccezionalità assoluta di quel "possesso"-natura che rovescia ogni cosa nel suo opposto. Il re non si abbandona del tutto alla natura, che è il suo possesso, eppure questo non abbandonarsi non è ancora un controllare e dominare. Il non abbandonarsi che non domina è una zona d' incertezza tra l' abbandono che dona il potere a chi si abbandona, ed il controllo che priva del potere chi controlla. L' autentico potere si oppone al controllo, ed è il dono della natura cui ci si abbandona. Che cos' è che trattiene il re dall' abbandonarsi, ovvero dall' abitare quieto le caverne scavate dalle onde? Il suo volto, che nel suo pallore reca le ultime tracce di un' inquietudine neutralizzata dal ricordo, le sue gambe l asciutta debolezza di radici sradicate.

Gingko

venerdì 3 aprile 2009

Il gatto e la volpe

Perchè tu pensi che Magic Voice non possa avere una spalla. Che nessuno possa affiancarlo "degnamente". Poi invece scopri che non è così; che un tastierista talentuoso e istrionico quasi quasi gli ruba l'attenzione del pubblico. Che loro due insieme fanno faville e hanno una presenza scenica inarrivabile. E che ricordano spaventosamente tanto una qualche sceneggiatura di Beckett.