giovedì 9 aprile 2009

enjoy the silence

Quest' uomo, un Re, porta una corona, indossa un mantello, stringe tra le mani uno scettro. Il re è colui che ha vasti possedimenti, e riposa vegliando sulla stabilità del suo possesso. Il possesso di questo re, la terra su cui affonda e si impianta il suo trono è la caverna, il prato battezzato dal sole, la marina sospirante, le camere del palazzo di roccia nel colloquio secolare con il tempo del mare.
Il re è anche chi ha la potenza. Ma in questo re, la potenza è nascosta, forse solo accennata. La potenza non è qui nell' accenno a qualcosa che sta arrivando, che viene, nè tantomeno figura schizzata e imperfetta di una potenza esemplare. Il nascondimento della potenza è qui l' unica potenza possibile nel regno naturale che questo re attraversa. La regalità di questo re èquindi di tipo particolare. E' una regalità del grottesco, non come potenza squalificata, pompa magna svergognata. Tuttavia questo re è goffo. Su di sè non può che accogliere rispetto, ma non di certo ammirazione (come considerazione sottomessa). Il suo contegno goffo-grottesco è in qualche modo determinato dall' attraversare il respiro di una natura estremamente presente, iper-presente. Il re la attraversa camminando, il suo scettro diviene bastone di sostegno, il suo mantello riparo dallo sferzare che si fa breccia delle brezze, calde o fredde. Questo camminare non si fa ancora raccogliere da quel respiro. In qualche modo il padrone di quelle vaste terre e di quel vasto silenzio si rivela esserne assoggettato. E l' espressione di questo re è dimessa, il suo passo incerto.
Le relazioni tra il potere, il re, il possesso, vengono scompaginate e disordinate, e tutto ciò a causa dell' eccezionalità assoluta di quel "possesso"-natura che rovescia ogni cosa nel suo opposto. Il re non si abbandona del tutto alla natura, che è il suo possesso, eppure questo non abbandonarsi non è ancora un controllare e dominare. Il non abbandonarsi che non domina è una zona d' incertezza tra l' abbandono che dona il potere a chi si abbandona, ed il controllo che priva del potere chi controlla. L' autentico potere si oppone al controllo, ed è il dono della natura cui ci si abbandona. Che cos' è che trattiene il re dall' abbandonarsi, ovvero dall' abitare quieto le caverne scavate dalle onde? Il suo volto, che nel suo pallore reca le ultime tracce di un' inquietudine neutralizzata dal ricordo, le sue gambe l asciutta debolezza di radici sradicate.

Gingko

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