mercoledì 27 maggio 2009

Crozza a ballarò

Non-Fa-Ridere.

E che diavolo significa Ballarò?

E che fine ha fatto Roberto Baggio?

sabato 23 maggio 2009

provvisoriamente belli, provvisoriamente brutti

A distanza di almeno un mese da quando è stato partorito - che in qualche modo ha forse fatto svanire un po' dell'emotività che portava con sé - esce questo post a due mani (sì: perchè si scrive con una mano sola; ah no però con la tastiera con entrambe), anzi a quattro.


"Solo coloro che faranno del maschio e della femmina un unico essere, sicchè non vi sia nè più maschio nè più femmina, entreranno nel regno dei cieli"
S.Paolo, Gal 3,28


[ [conversazione ascoltata in metro: "non sei felice, tesoro? Mia madre e mio fratello hanno detto che gli piaci. Che sei un bel ragazzo, ti vesti bene. Che hai belle maniere, sei bello. Gli piaci proprio. E anche a me: Ti amo!... ...Oh, ricordiamoci di far aggiustare il microonde, altrimenti non posso più fare il POLLO CON LE PATATE. Sei bello amore. -bacio- ] ]
La bellezza screma, seleziona, esclude individualità. Attribuisce potere sociale, glorifica un potere sociale già esistente. Il brutto arricchito può ostentare il suo potere sociale "comprando" bellezza da compagnia.
In base a quanto detto, sembra opportuno incominciare a riflettere seriamente sulle ragioni sociali a monte dell'esistenza del valore bellezza; altresì sulla sua reale funzione sociale; i suoi rapporti con gli altri valori (in particolare se si ponga come un valore informativo di altri valori o se sia autonomo); etc.



(per spiegare l' ambiguità e la polisemicità delle seguenti affermazioni, è necessario aver chiara la distinzione tra separazione ed autoreferenzialismo)

Guardiamo con sospetto ai bei ragazzi o alle belle ragazze. Sappiamo che ci hanno derubato. Eppure la luminosità che gli appartiene, di fronte alla meschina opacità della nostra pelle e dei nostri corpi, sembra provenire direttamente da Dio. Ma sono invece le nostre scaglie. Se il nostro corpo è sfigurato è perchè ci hanno scorticato, portandoci via, per farle proprie, le ricchezze del nostro corpo glorioso.

[bombe su footlocker, non farsi ingannare dalla gentilezza dei commessi]

Se la bellezza dei corpi e dei volti è ancora così densa di significato, anche dopo l' epoca della morte di Dio, è per la totale gratuità ed improbabilità di questo dono.

Ciò che rimane della grazia divina, è la bellezza del corpo. Nei tempi ultimi Dio terrà con se gli storpi, i mutilati, gli adolescenti con l' acne. A loro è promesso il regno dei cieli. Ma il popolo dei benriusciti, dei vincenti, dei perfetti, costituisce la schiera dei suoi angeli ed annunciano il Regno, in maniera decisamente più efficace degli storpi.

La nozione di "bello", riferita ad un essere umano, trascina con sé un'infinità di determinazioni socio-politiche, che potrebbero tradursi con: ben inserito, conforme al contesto, potente, brillante, felice, scaltro. Non sembra possibile stabilire se in relazione alla bellezza stiano in un rapporto di causa (come elementi che concorrono ad essa) o di conseguenza (come elementi che da essa scaturiscono).

Se vogliamo avvicinarci ad una definizione "in astratto", quella più vicina a ciò che chiamo "malinconia", è la bellezza dell' eterno ritorno.

La bellezza è l' esproprio del senso dell' esistenza così come lo spettacolo è il linguaggio della separazione dell' esistenza.

E' possibile immaginare un ragazzo ben fatto e pieno di fascino, e che tuttavia la sua bellezza venga del tutto misconosciuta, ignorata, quando non del tutto rimossa al punto da apparire come una certa bruttezza. Non è rara, questa ostinazione a non voler ascoltare il bello. Ciò accade perchè questa nozione è così compromessa, alla radice, con un certo corredo di concetti politico-sociali quali il successo, la moda, la vittoria, l' apertura caratteriale, l' autorità all' interno del proprio gruppo d' appartenenza, da divenire da essi indiscernibile. La bellezza autentica, nascosta all' interno del fenomeno stesso, è ormai divenuta una chimera.

Avevo davanti una ragazza, ma non vidi altro che una grossa grossa raganella.

la bellezza umana, in data odierna, non può che apparire come un mistero. E' un mistero poiché apparentemente inspiegabile è la sua permanenza ancora oggi. Precisamente, a non spiegarsi sono le attribuzioni rilevantissime, fino ad apparire decisive nei giudizi, dei valori che si attribuisce alla forma e dimensione dell'involucro epidermico di un insieme raccapricciante di budella, liquami, viscere e organi vari, come ci mostra la scienza medica. Come possono apparire sensuali la mano e le labbra di un soggetto, se li si pensa scarnificati? Come fanno ad apparire magnifici dei superbi occhi azzurri se si pensa ai bulbi oculari fuori dagli oculi? E allora l'attrazione sessuale fra corpi non sembra possedere niente di romantico, accettabile, virtuoso. L'accoppiamento è disgustoso e insignificante quanto la defecazione, ai fini di una spiritualizzazione delle individualità. Le varie vanità che si esprimono in questi campi, non possono che apparire grottesche, inopportune, definitivamente imbecilli. Per quanto complessi e magnifici, i corpi umani difficilmente si possono definire belli o brutti: non esistono motivazioni adducibili per giustificare le aggettivazioni. Il corpo è stato chiaramente privato di ogni velleità artistica oggettiva. A fronte di ciò, la bellezza rimane salda sul suo trono di valore sociale, in modo inequivocabile.


La bellezza dell' uomo impianta il suo dominio suddividendo e spartendo territori. Essa è il luogo politico per eccellenza, ovvero quello della generazione e dello scontro di differenze, attraversate dall' economia e dai disciplinamenti sociali. Un bel ragazzo è una discriminazione in un duplice senso: in quanto genera, suddivide e ripartisce privilegi e poteri tra la sua classe e quella dei brutti; in quanto poi deruba di un quantum di esistenza agli individui che non vengono riconosciuti come belli. I territori generati a partire da questa spartizione originaria, costituiscono a loro volta la festa delle diversificazioni dei prodotti (il gel per il bello, i manga per il brutto) e di veri e propri dispositivi disciplinanti: il brutto sa da sé, senza che ci sia alcuna legge esplicita a vietarlo, ma costantemente angosciato da una norma silenziosa, che la bella ragazza è un bene a lui precluso, sottrattogli dal bello.

Cammini per strada: vedi una ragazza zoppa uscire da un portone ed incamminarsi claudicante. Fai un paio di passi: il tuo sguardo si sofferma su un cartellone pubblicitario con una modella affascinante vestita all'ultima moda.

Il bello conquista la terra, prendendo per sé donne, amici, possibilità esistenziali, accumulando vittorie, sorrisi, in una parola: "potendo". Il brutto vive nella nostalgia di questi beni perduti, ma in essa è promesso il Regno.

Ogni viso, ad uno sguardo attento, risulta inevitabilmente unico (fatta eccezione per i visi delle attrici americane dei film in bianco e nero per gli anni '30-'50). Parimenti, ogni viso presenta dei tratti di deformità. Anche i lineamenti più impeccabili e le forme più regolari sono nella loro originalità - e proprio per via del carattere dell'unicità- deformi. Tutto ciò discende in qualche modo dalla assenza in concreto del modello astratto di viso, che si usa mentalmente come criterio: qualsiasi viso viene valutato/osservato per differenza rispetto a determinati canoni generali irriproducibili.
La loro irriproducibilità, madre dell'originalità e deformità di ogni viso esistente in concreto, dipende dalle stesse modalità con la quale vengono a generarsi. Nella mente di un individuo, così come nell'immaginario collettivo di un popolo, vengono a costruirsi gradualmente attraverso somme e sottrazioni fra visi reali presi a riferimento (in virtù di un loro peculiare rapporto con l'individuo, o per una loro posizione sociale tout-court). Le risultanze algebriche non potranno mai dare un viso preciso, palpabile, poichè le operazioni non riguardavano quantità omogenee. Non si può, evidentemente, sommar due visi e dividerli per due per ottenere un viso medio. I canoni generici di bellezza e bruttezza - sedimentazioni di visi reali osservati e perduti- non sono riproducibili in concreto, e inesorabilmente "beauty remains in the impossibility of body", nonostante apparentemente proprio da questo sia prodotta. Il che ci lascia sospettosi che ben altri meccanismi siano produttori del bello come categoria sociale.
Per quanto attiene alla bellezza come arte, il discorso si pone su un altro piano, qui taciuto.



"Beh, ci ho provato ma alla fine ho fallito/ se non potrò essere un amante allora sarò una peste" (daniel johnston)

Se è il sesso a produrre una nuova classe di oppressi, è la gradazione della bellezza a decidere da che parte si combatte.

Ho pensato che, se la libertà sessuale cessasse, tutto sarebbe bellissimo.

Mi è spuntato un brufolo enorme, accidenti. Ho deciso, oggi non ci vado a scuola.

LA REDAZIONE